AVELLINO- “Ho tutte le domande e le risposte, devo studiarle”. E’ quello che il candidato D.M. (già indagato) scrive il giorno prima della prova scritta in chat al suo preparatore.
Si tratta di uno dei capitoli dell’inchiesta che ieri ha portato all’arresto dell’ ex sindaco di Avellino, Gianluca Festa, che dagli indizi raccolti da parte dei Carabinieri del Nucleo Investigativo e dalla Guardia di Finanza avrebbe consegnato la busta con le domande al candidato.
Come hanno fatto gli inquirenti a giungere a questa conclusione? Anche in questo caso fondamentali sono le intercettazioni captate dalle ambientali e dalle cimici nel Comune.
A partire dal 13 dicembre 2023 nell’anticamera della stanza del sindaco arriva una persona, che viene identificata nel padre del candidato che l’undici gennaio sarà sottoposto a perquisizione e sequestro del cellulare da parte dei militari delle Fiamme Gialle, che bloccavano la prova orale del concorso per dieci posti di vigile urbano banditi il 13 novembre precedente.
Anche in questo caso le ambientali audio video dei Carabinieri, captano delle parole che fanno propendere verso un collegamento con il concorso. Il sindaco Festa dice all’uomo: “imparare a memoria”. Dopo che la persona gli diceva: “questa qua con i numeri”.
I foglietti contenevano le tracce delle prove di esame? Per gli inquirenti non ci sarebbero dubbi. Il riscontro arriva proprio dalle chat del candidato estrapolate dal telefono posto sotto sequestro l’undici gennaio. In particolare il 13 dicembre 2023, mezz’ora dopo che il padre era stato in Comune, il candidato scrive ad un soggetto che molto probabilmente si occupava della preparazione al concorso, chiedendogli di poterlo vedere con urgenza.
Quando quello che viene ritenuto il preparatore del ragazzo gli dice che non può fare prima delle 19, allora c’è un messaggio che il candidato scrive allo stesso: “Francé, ho le domande e le risposte per domani”. Un messaggio che si riferisce al concorso per vigili urbani, perchè, tra l’ altro, se in un primo momento il candidato parla di 250/300 domande, evidentemente dopo aver letto con maggiore attenzione le domande dice che sono 140. Esattamente quante ne erano state disposte dalla Commissione presieduta da Filomena Smiraglia.
Il candidato dunque aveva le domande in anticipo. Lo stesso candidato, prima della prova scritta, attraverso un amico chiede anche di poter avere contatti con la Smiraglia, giustificando che si tratti di una informazione che serve al padre. Ma viene rinviato al sindaco Festa. Stessa cosa avviene per la prova orale, quella bloccata dai militari delle Fiamme Gialle lo scorso undici gennaio.
Il 28 dicembre, sempre il padre del candidato, si reca dal sindaco Festa, e anche qui i Carabinieri captano una conversazione rilevante. Il sindaco in buona sostanza riferisce all’uomo che il figlio avrebbe confidato ad un suo amico che aveva ricevuto le domande in anticipo. E lo ammonisce a non parlare con nessuno. Festa dice di aver detto no a tutti quelli che gli avevano chiesto una mano per gli orali. La circostanza che il figlio avesse parlato gli era stata riferita da un consigliere comunale.
Al padre del candidato dà appuntamento due o tre giorni prima della prova. E anche in questo caso nella chat con il suo preparatore il ragazzo parla di due o tre giorni prima. Dopo una serie di intercettazioni con la Smiraglia, in cui si parla di 37 domande (il numero scelto per quelle del concorso) ancora una chat del candidato fa riferimento secondo gli inquirenti alla prova.
E’ l’otto gennaio e il ragazzo scrive: “ho tutto il materiale”. Anche dalle tracce rinvenute nel cellulare sequestrato dai militari delle Fiamme Gialle sarebbe emersa una corrispondenza tra la forma e lo stesso stampato messo a disposizione della Smiraglia nel corso della perquisizione e quanto rinvenuto nel cellulare del candidato.
Per il Gip la misura cautelare in questa vicenda è stata disposta solo per il sindaco Gianluca Festa, visto che la stessa Smiraglia ha avuto una partecipazione alla vicenda ma non rientrate nel secondo comma della norma violata, ovvero la rivelazione del segreto di ufficio.