Inchiesta g8: spunta lista con 400 nomi. Pronta smentita di Mancino

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L’inchiesta di Perugia fa registrare novità importanti, con l’emersione di una lista di circa 400 nomi sequestrata l’ottobre del 2008 da parte della Guardia di Finanza negli uffici professionali di Diego Anemone. Nel documento risulterebbero le richieste di lavori e i committenti del costruttore, tra i quali spunterebbero personalità politiche, della magistratura, ma anche del mondo dello spettacolo. Una lista “calda”, insomma, che sarà ora sottoposta al vaglio dei magistrati umbri, e nella quale figurerebbero gli ex ministri Claudio Scajola e Pietro Lunari, Guido Bertolaso, il direttore generale della Rai, Mauro Masi, il generale della Guardia di Finanza, Francesco Pittorru, l’ex sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti, il manager Rai, Giancarlo Leone, il presidente di Trenitalia, Marco Zanichelli, Gaetano Silvestri, giudice della Corte costituzionale, il regista Pupi Avati ed il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino. Solo Bertolaso e Pittorru però risulterebbero indagati in quella che come si ricorderà prende il nome di inchiesta g8 per le presunte irregolarità nell’aggiudicazione dei grandi appalti pubblici da parte della cosiddetta “cricca” di cui proprio Anemone viene sospettato essere a capo.
E proprio l’irpino Nicola Mancino non ha tardato ad intervenire sulla vicenda, dichiarando di non aver ricevuto nessun regalo dal costruttore. “A seguito della mia nomina a ministro dell’Interno – ha spiegato il vicepresidente del Csm – vennero commissionati dal Sisde all’impresa del signor Diego Anemone lavori di messa in sicurezza dell’appartamento da me allora abitato, in locazione a Roma in corso Rinascimento 11. Si trattò essenzialmente della blindatura di porte e di finestre. Poiché si fa riferimento anche ad altri immobili, è bene precisare che, quando la società del gruppo Pirelli, proprietaria dell’immobile di corso Rinascimento, mise in vendita gli appartamenti, io acquistai quello da me locato, intestandolo a mia figlia. Successivamente, per comprare un appartamento in via Arno mia figlia ha venduto quello di corso Rinascimento, mentre mia moglie ed io abbiamo venduto il nostro appartamento di Avellino”. “Nel 2004-2005 trasferitomi in via Arno – ha dichiarato all’Ansa Mancino – feci eseguire a mie spese modesti lavori: fu naturale per me rivolgermi ad un’impresa che godeva della fiducia d’istituzioni prestigiose. Da me l’imprenditore Anemone non ha avuto alcun tipo di protezione ne’ io ho avuto da lui alcuna ‘regalia’”.

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