In arrivo il nuovo digitale terreste, renderà obsoleti 40 milioni di TV

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Se pensavate che il vostro megaschermo, comprato magari solo un paio di anni fa, potesse offrire la garanzia di un ottimo standard qualitativo per lungo tempo, vi sbagliavate.

Infatti, saranno circa 40 milioni i televisori da sostituire entro la fine di giugno 2022 stando a quanto trapelato dal testo della Finanziaria 2018 che stabilisce tempi e norme per il passaggio alla nuova modalità di trasmissione dei segnali TV. L’Italia dovrà necessariamente adeguarsi alle indicazione della Commissione europea volte a favorire lo sviluppo del 5G, che fissano al 2020 per tutta Europa la liberazione della banda 700 da parte dei broadcaster, prevedendo la possibilità per gli Stati membri di arrivare al 2022 per completare la migrazione.

Il vecchio standard del digitale terrestre nel nostro paese andrà quindi in pensione e con lui diventeranno obsoleti milioni di apparecchi in tutta Italia. Emittenti televisive e telespettatori dovranno adeguarsi al DVBT2, il nuovo standard tecnologico che aprirà le porte all’ultra HD e al 4K, comprimendo il doppio canali sui mux residui, che nel 2022 saranno 14. La tabella di marcia per lo spegnimento del vecchio digitale terrestre è fissata dettagliatamente all’articolo 89 (“Uso efficiente dello spettro e transizione alla tecnologia 5G”) della Manovra arrivata in Parlamento.

Le trasmissioni dal 2022 in poi saranno compatibili solo con televisori che saranno venduti da quest’anno in poi. I primi canali che migreranno sul nuovo sistema potrebbero “sparire” da diverse case. Soprattutto dai televisori di chi non è ancora “convinto” se cambiare l’apparecchio.

In questi giorni si è diffuso un certo allarmismo sul numero di apparati televisivi che dovranno essere “rottamati” nel nostro paese per il passaggio al nuovo standard del digitale terrestre. Su una base stimata in 40 milioni di apparati nel nostro paese, al ritmo di 5 milioni di sostituzioni all’anno, si è ventilato il rischio di un grosso salasso per migliaia di cittadini, tanto più che saranno necessari anche interventi sulle antenne condominiali.

Il Mise è intervenuto per gettare acqua sul fuoco dell’allarmismo: “Lo switch off con la liberazione della banda 700Mhz – si legge in una nota – avverrà con una transizione di due anni, dal 2020 al 2022, anche se il governo ha iniziato il percorso già lo scorso anno quando ha previsto che dal primo gennaio del 2017 fosse obbligatoria la commercializzazione esclusivamente di televisori con tecnologia T2-Hevc a al fine di avviare con largo anticipo il naturale ricambio degli apparecchiSolo a partire dal 2020 è previsto lo spegnimento delle frequenze in uso alle emittenti locali e la costruzione del Mux1 della Rai per aree geografiche. Questa fase di transizione, che durerà fino al 2022, non prevede in alcun modo l’introduzione di tecnologia T2-HEVC ma l’uso di tecnologia MPEG-4 già diffusa da qualche anno nei televisori e che nel 2020 sarà disponibile per tutta la popolazione”.

Dunque il passaggio passaggio al DVB-T2 non sarà nello stesso momento su tutto il territorio nazionale ma avverrà in modo graduale procedendo per zona geografica. Uno switch off graduale che permetterà di ricevere il segnale del nuovo digitale terrestre DVBT2 con un nuovo televisore oppure tramite un decoder compatibile con la nuova tecnologia di codifica HEVC nel 2022, o in altri casi con l’MPEG-4 già presente in alcuni televisori, che entro 2020 verranno adeguati per tutta la popolazione.

Difficile dire con esattezza quante famiglie dovranno cambiare TV o acquistare un decoder. Sta di fatto che per i vecchi televisori, quelli venduti prima di quest’anno, sarà necessario dotarsi di un decoder, al costo medio di circa 25 euro. E’ per questo che il disegno di legge di bilancio stabilisce, fra il 2019 e il 2022, un contributo complessivo di 100 milioni di euro (25 milioni all’anno per quattro annualità) per le famiglie che dovranno cambiare il televisore o adeguarlo con apposito decoder e che rientrano nella categoria di utenti (2 milioni) già esonerati dal pagamento del canone. Per questa fascia di reddito si prevede un contributo unitario fino a 50 euro.

La fase del passaggio avverrà sotto il monitoraggio del ministero dello Sviluppo economico, come avvenuto in passato in occasione dello spegnimento dell’analogico, quando gli incentivi sono stati dati in base al reddito e per un solo televisore a famiglia.

Ma perché tutta la platea dei consumatori si adegui in tempo per la prossima scadenza le norme già in vigore potrebbero non bastare. Di qui l’intenzione del governo di spingere il ricambio.