Il vescovo scrive al neo sindaco Nargi: adesso è l’ora della citta’

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Dopo i giorni tumultuosi della campagna elettorale è sceso il silenzio. Ancora oggi mi domando, al netto del pur legittimo confronto politico: la verità e il bene non si fanno strada da soli?
Due immagini mi sembra possano passare alla storia di questo ultimo mese: la stretta di mano di Gengaro che, da cavaliere, è andato a complimentarsi con la sua avversaria porgendole i complimenti, nel suo “lunedì nero”, e un ballo che la Nargi e Gengaro avevano fatto, invitati alla festa di
un comune amico, dopo gli ultimi comizi roventi. Mi ha ricordato quel ballo i “giri di valzer” che Francesco Giolitti, in epoche epiche della storia della nostra Italia, inventò per identificare e giustificare i contatti segreti che egli aveva con rappresentanti di nazioni ufficialmente avversarie.

Dopo di lui, nel prosieguo del Novecento e di questi primi decenni del nuovo Millennio, abbiamo visto ben altri trasformismi che, a confronto con i tentativi giolittiani, fanno apparire questi ultimi fiabe per i bambini. Ma torniamo al giro di Valzer tra Laura e Antonio che potrebbe essere ben altro che un caso o una ultima trovata di sottile messaggio subliminale quando vigeva l’imperativo del grande silenzio. Io partirei da quel gesto, da quel giro di valzer improvvisato e innocente, per disegnare il nuovo governo della città.

Carissima Laura, innanzitutto auguri e congratulazioni per il risultato ottenuto da te e dalla tua squadra. Ti dico subito che non vorrei essere nei tuoi panni in questi giorni in cui scegli la compagine che governerà la città di Avellino. Finora hanno prevalso le strategie elettorali, l’opposizione fittizia “centro-periferie”, lo sventolio delle bandiere, le promesse dell’uno e l’altro candidato, i fuochi pirotecnici come per la vincita dello scudetto (siamo un popolo da stadio!), ma ora deve prevalere il bene comune e non l’impero di una parte. Quando presterai giuramento come prima cittadina di Avellino non lo farai come Sindaco di uno schieramento, ma come regista e custode di un bene che riguarda tutti, vincitori e perdenti.

Adesso è l’ora della città, delle sue più vere e dimenticate necessità, innanzitutto delle persone, tutte, senza esclusioni di sorta e, se dovrà esserci una predilezione dovrà essere rivolta alle sacche di povertà di
Quattrograne, di Valle, del Rione-Ferrovia. Non ti scrivo da Vescovo, ma da cittadino che teme che “Non si possono fare parti uguali tra diseguali” come scriveva Don Lorenzo Milani. Per scegliere la città e dare ad essa un governo stabile bisogna che la tua squadra sia il più inclusiva possibile, saltando il crinale vincitori-vinti, e scegliendo collaboratori competenti anche da liste che non hanno raggiunto il podio della vittoria. Non intendo annullare il compito dell’opposizione che deve essere intelligente e, quando serve, collaborativa, ma, nel gioco delle parti, pensare oltre gli steccati e le antiche e corrose logiche di
partito. La città ha bisogno di stabilità e di progetti a lungo termine che possono essere realizzati solo da una compagine che tenga unite le diverse anime. So che è difficile, ma è il compito alto cui sei chiamata, in questo momento solenne, per evitare equilibri incerti e interventi di corto respiro che danno ragione all’adagio storico che vuole nell’ultima vittoria le premesse della guerra futura. Il tuo Vescovo, che non vuole confondere competenze che sono e restano diverse, ti accompagna in questi giorni decisivi per il futuro della nostra città, prega per te e ti benedice. Laura, adesso è l’ora della città. Chissà, forse quel giro di valzer improvvisato a una festa è la chiave del nostro futuro.