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Il Senatore Ugo Grassi in esclusiva a Irpinianews.it: “Ho creduto nel Movimento Cinque Stelle, è andata male”

Michele De Leo – “Se e quando dovessi decidere di avere una nuova collocazione politica, lo comunicherei ufficialmente. L’unica certezza che ho in questo momento è che vedo spazi ridottissimi per rimanere all’interno del Movimento Cinque Stelle”. Non conferma ma neppure smentisce, il Senatore Ugo Grassi, il suo passaggio alla Lega che, da più parti, viene dato come imminente. Fa chiarezza, però, nel corso di una lunga intervista in esclusiva a Irpinianews.it, sui motivi che lo hanno allontanato dalla forza politica con la quale è approdato in Senato.
Senatore, chi o che cosa la spingono lontano dal Movimento Cinque Stelle con il quale è stato eletto a palazzo Madama?
La previsione della Legge di Bilancio è stato in colpo ferale ed inaccettabile. Il mio ingresso è stato voluto perché gli obiettivi politici erano condivisi. Poi, invece, il Movimento ha deciso di andare in un’altra direzione. Eppure, le proposte sono state numerose, dalla redazione di un codice di diritto amministrativo per razionalizzare le norme della Pubblica amministrazione ad un testo unico in materia fiscale, passando per le continue sollecitazioni sulla necessità di mettere ordine nel sistema giuridico. Parole al vento, anche se obiettivi comuni erano quelli di contenere la burocrazia e di combattere in maniera concreta l’evasione fiscale.
Lei è stato critico anche per quanto concerne i provvedimenti assunti in tema di università e ricerca. Come mai?
Avevo sollecitato un ridimensionamento del ruolo dell’Anvur, agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, che ha notevolmente peggiorato la vita di docenti e personale dei dipartimenti universitari penalizzando la normale attività e la ricerca. Paradossalmente, in un anno e mezzo di Governo, non solo non c’è stata alcuna riforma a riguardo, ma il Movimento Cinque Stelle ha presentato un disegno di legge che conferisce maggiori poteri all’Anvur. Adesso, nella legge di bilancio si prevede una seconda agenzia nazionale per la ricerca, il cui consiglio direttivo sarebbe esclusivamente di nomina politica. Un’agenzia che ha l’obiettivo di individuare i progetti di ricerca da finanziare anche in funzione della produttività del Paese e che costerà 300mila euro nel 2020 e 4milioni di euro negli anni successivi, quali costi per le indennità del consiglio direttivo, nonché per gli stipendi dei funzionari e le spese di struttura. Tutti fondi sottratti alla ricerca, alla formazione.
Le sue critiche all’Anvur derivano solo dall’infinita burocrazia alla quale obbliga i docenti universitari?
Guardi, l’agenzia ha avviato una competizione tra i Dipartimenti, al fine di premiare le strutture di eccellenza. Purtroppo però i fondi a disposizione dell’Università rimangono inalterati, ma una parte viene attribuita ai vincitori di questa gara, vale a dire in prevalenza gli Atenei del Nord del Paese. Non si tratta, però, di una nota di demerito per gli Atenei del Mezzogiorno, quanto delle conseguenze dell’applicazione di un algoritmo che è costituito per premiare certi indicatori, dal numero di abbandoni durante il corso di studi agli anni necessari per il conseguimento della laurea, che favoriscono alcune Università, collocate in territori già avvantaggiati. Il mio obiettivo primario, invece, è investire nei giovani, contribuire alla loro formazione: lo studio è fondamentale.
Mi consenta di essere cattivo: con questi presupposti non ha scelto a monte la forza politica sbagliata? Le sue idee mal si coniugano con il principio base che uno è uguale a uno.
In realtà, sono stato convinto a candidarmi perché mi era stato detto che c’era la necessità di aiutare il movimento a maturare, c’era bisogno di competenze per elaborare un piano aziendale per il Paese.
Non è andata così?
Per niente. La mia voce e quella di tanti altri è rimasta inascoltata e, per questo, non siamo riusciti a mettere a sistema gli obiettivi politici. Il reddito di cittadinanza, che è una scelta prettamente politica, doveva essere accompagnato da altre misure. Abbiamo adottato misure per il settore dell’automotive senza alcun confronto con i vertici del Fiat Chrysler Automobiles. Il compianto Marchionne aveva immaginato per l’Italia il mantenimento della produzione del segmento premium. Il Governo, invece, ha introdotto l’ecotassa che penalizza le vetture di media e alta cilindrata e fa il gioco del nuovo amministratore Manley, il quale ha dimostrato di non avere considerazione per la produzione interna. Senza un’inversione di tendenza, rischiamo seriamente la chiusura degli impianti di Pratola Serra e Cassino. L’industria dell’auto è in crisi, stiamo perdendo l’Ilva : ci stiamo deindustrializzando.
Per chiudere torniamo all’aspetto puramente politico: il Senatore Grassi abbandona il Movimento perché non è mai stato tenuto in considerazione per ruoli di Governo?
Non ho mai posto un problema di ruoli e non c’è alcuna ambizione frustrata di sottosegretario. Ho sempre posto il problema del dialogo e del confronto: la mia colpa è averci creduto e per questo sono particolare amareggiato.
In attesa di conoscere la sua nuova destinazione politica, un parlamentare così attento alle politiche del Mezzogiorno come può avvicinarsi alla Lega?
La Lega, sul piano operativo, ha dimostrato di avere attenzione al Mezzogiorno. Ha compreso che il sistema industriale italiano poggia le basi anche sul tessuto del Sud, senza il quale l’intero sistema rischierebbe un ridimensionamento.

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