“Enzo D’ Onofrio ha avuto il coraggio di fare indagini che in questo Circondario in precedenza forse nessun altro aveva mai fatto. Questo da’ la misura del vero magistrato. Perche’ guardate mi hanno sempre detto che ci sono due categorie si magistrati: quelli che preferiscono tenere “la carta a posto” e quelli che affrontano questa nobile professione, provando ad andare in profondità, sapendo che dall’altra parte c’è una comunità che attende giustizia, che attende finalmente qualcuno con la schiena dritta che si assuma la responsabilità di queste iniziative”. E’ uno dei passaggi che il Procuratore di Avellino Domenico Airoma ha dedicato al pm Vincenzo D’Onofrio nel corso della cerimonia di saluto del magistrato che, dopo quasi nove anni alla Procura di Avellino (dove ha ricoperto il ruolo di Aggiunto e di Procuratore facente funzioni) da lunedì sarà Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Napoli. Prima di questo passaggio il Procuratore aveva ricordato come aveva conosciuto D’Onofrio. “Molti hanno detto “non parleremo delle sue qualità professionali”- ha esordito Airoma- invece io ne voglio parlare. Ho conosciuto in questo modo Enzo D’Onofrio, forse lui non lo sa. Avevo terminato la mia esperienza alla Direzione Distrettuale Antimafia e passai alla giudicante, all’epoca si poteva fare e fui assegnato all’ufficio Gip. Ovviamente c’è una deformazione professionale per chi va a fare il Gip dopo aver fatto per anni il pubblico ministero: fare le pulci ai colleghi della Procura che fanno le indagini. Un giorno mi imbattei in una richiesta e rilevai non solo come fosse stata scritta bene ma anche le indagini erano fatte allo stesso modo. Questo è Vincenzo D’Onofrio. Cosi l’ho conosciuto. Ha fatto la Direzione Distrettuale Antimafia a Napoli in un periodo in cui la camorra era particolarmente violenta. Questo lo voglio dire, perché non è che lui si e’ presentato qui con la scorta perché era stato un suo privilegio, va detto. E quando gli e’ stata tolta non ha battuto ciglio”
Nell’aula Livatino a salutare D’Onofrio c’erano tutti i sostituti della Procura di Avellino, i vertici delle forze dell’ordine, il colonnello Domenico Albanese, comandante provinciale dei Carabinieri e il questore di Avellino Nicolino Pepe, il tenente colonnello Alessio Iannone, comandante del Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Avellino. A tratteggiare le doti umane e il profondo rispetto anche nella dialettica dei ruoli e’ stato per prima il Presidente dell’ Ordine degli Avvocati Fabio Benigni, che ha ricordato un aspro confronto per una procedura fallimentare che poi era stato seguito una volta definita la vicenda in aula da un abbraccio, proprio a testimoniare il profondo rispetto tra le parti. Lacrime per uno dei suoi più stretti collaboratori, Franco Vetrano, che per ricordare quanti risultati sono stati ottenuti ha citato una famosa intervista in cui Maradona, pensando ad un pallone sporco di fango che gli sarebbe arrivato mentre era vestito di bianco ad un matrimonio, rispondeva che lo avrebbe stoppato senza esitazioni. Stessa cosa per i tanti palloni di fango che il magistrato ha stoppato nei suoi otto anni e mezzo ad Avellino. “questi sono i fuoriclasse” ha detto Vetrano. A portare i saluti del presidente del Tribunale Roberto Melone e’ stato il giudice Gian Piero Scarlato. Una poesia, quella dedicata dalla funzionaria D’ Amore. Pamela, la cancelliera che lo ha seguito in questi anni che ha raccontato il suo primo giorno a Palazzo di Giustizia. I saluti dei Vpo attraverso le parole di elogio della dottoressa Isabella De Asmundis e quelli della Polizia Giudiziaria. Salutando uno per uno i suoi collaboratori e ringraziando il Procuratore Airoma che gli e’ stato sempre vicino, Vincenzo D’Onofrio ha chiuso il suo intervento ricordando un insegnamento che gli aveva dato sua nonna: “Mi diceva: Enzo, quando lasci una persona che ti ha conosciuto, ti devi augurare che quando si ricordi di te gli sbocci un sorriso di benevolenza e mai un pensiero malevolo. Non so che pensiero suscitero’ quando vi ricorderete da domani in poi di Enzo D’Onofrio. So che ciascuno di voi in questa città mi avete dato il sorriso, perciò ho potuto camminare a testa alta anche nei momenti peggiori della mia vita. Non mi avete mai costretto ad abbassare e di questo vi sono grato, mi avete consentito di sentirmi ancora Enzo D’Onofrio. Quando ricordero’ ciascuno di voi, vi assicuro non è per stile, sono sicuro che mi sboccera’ un sorriso”.