Il riscaldamento globale causerà oltre 120 milioni di nuovi poveri: è la stima dell’ONU

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“Il cambiamento climatico minaccia di annullare gli ultimi 50 anni di progressi nello sviluppo, nella salute globale e nella riduzione della povertà”. E’ l’allarme lanciato dal relatore speciale dell’Onu sull’estrema povertà e i diritti umani, l’australiano Philip Alston che fa parte di un gruppo di esperti indipendenti delle Nazioni Unite.

L’avvertimento chiave del rapporto – stando a quanto riporta la Repubblica – è che i poveri del mondo rischiano di essere colpiti più duramente dall’aumento delle temperature e dalla potenziale penuria di cibo e dai conflitti che potrebbero accompagnare questo cambiamento. Si prevede che le nazioni in via di sviluppo soffriranno almeno il 75% dei costi dei cambiamenti climatici, nonostante il fatto che la metà più povera della popolazione mondiale generi solo il 10% delle emissioni di CO2.

Alston ha avvertito che il climate change “potrebbe condurre oltre 120 milioni di persone in più in povertà entro il 2030. Ancora oggi troppi Paesi stanno facendo passi miopi nella direzione sbagliata”.

A sottolinearlo anche un nuovo studio presentato sulla rivista Nature Communications, nel quale viene specificato che nei prossimi trent’anni la domanda di energia legata al clima aumenterà del 25-58% a seconda della regione del pianeta. Se invece attuassimo le politiche proposte per ridurre le emissioni come richiesto negli accordi di Parigi (2015), l’aumento della domanda di energia sarà più contenuto, intorno all’11-27%.

Si tratta di un aumento che si somma a quello già previsto per la crescita della popolazione e della economia. Secondo la ricerca, il fabbisogno energetico aumenterà soprattutto nelle regioni tropicali e in quelle meridionali degli Stati Uniti, dell’Europa, e della Cina. I maggiori cambiamenti sono dovuti all’elettricità necessaria per il condizionamento dell’aria, soprattutto nell’industria e nei servizi pubblici.