Il rettore della Bocconi ad Avellino, i giovani lanciano la sfida: “Così l’Irpinia può iniziare a correre”

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Marco Grasso – Il 21 dicembre prossimo all’ex Carcere Borbonico di Avellino ci sarà il rettore della Bocconi di Milano Gianmario Verona. L’evento, promosso dall’associazione Ossigeno guidata da Luca Cipriano, sarà l’occasione per un confronto a tutto campo sul mercato del lavoro e le prospettive dei tanti giovani irpini alla ricerca di un impiego. Un momento di approfondimento ed orientamento, quantomai necessario in una congiuntura economica negativa che sembra ridurre sempre di più gli spazi soprattutto per le nuove generazioni. Si parlerà di formazione, talento e flessibilità: tutte caratteristiche fondamentali per entrare nel mondo del lavoro da protagonisti. E tra i protagonisti ci sarà anche Stefano Carluccio, giovane laureato alla Bocconi, impegnato ora nella specialistica in Big Data e Computer Science a Barcellona.

Stefano, a breve toccherà anche a te misurarti con il mercato del lavoro. E’ un passaggio che vivi con ansia? Ti stai in qualche modo preparando?

La formazione è importante, così come saper leggere il contesto in cui ci muoviamo. Già adesso, ma nei prossimi anni in misura ancora maggiore, assistiamo a due trend molto chiari, che chi deve decidere cosa studiare o sta completando il proprio percorso universitario non può assolutamente ignorare. Mi riferisco alla specializzazione ed all’intraprenditorialità.

Cosa intendi per specalizzazione?

Credo sia finita la fase in cui si studia tutto e niente, delle lauree generiche con le quali, come si dice, si può fare tutto. Se non sai già prima cosa vuoi fare e qual è il tuo percorso, forse è meglio prendersi un anno sabbatico e fare esperienze diverse. In giapponese c’è un termine, Ikigai, che rappresenta lo scopo della vita di ciascuno di noi. E cioè, ciò che siamo bravi a fare, ciò che amiamo fare, ciò che serve al mondo e ciò per cui possiamo essere pagati. L’ikigai è il centro di questi quattro insiemi.

Senza specializzazione è davvero così difficile trovare un lavoro?

La specializzazione serve perché il mercato ormai è globale e la concorrenza non viene più dalla regione vicina o da una nazione vicina alla tua, ma semplicemente dall’altra parte del mondo. Servono quindi specializzazione e competenze sempre aggiornate per affrontare il mondo del lavoro da protagonisti, e non da gregari.

Hai fatto cenno anche all’intraprenditorialità.

Probabilmente ognuno di voi lo ha vissuto almeno una volta nella vita, senza saperlo. Significa lavorare non come se fossero altri, ai piani superiori, a prendere le decisioni e ad avere le responsabilità, ma come se ognuno di noi fosse responsabile del suo lavoro e dei risultati di tutta l’azienda. Significa essere proattivi, avere spirito d’iniziativa, idee e non avere paura di combattere per vederle realizzare. E, soprattutto, prendersi i meriti per quelle che hanno successo, ma anche le responsabilità per quelle che falliscono.

Come ci si prepara per gestire al meglio questa nuova fase?

Per me la parola chiave è piano straordinario per il capitale umano. Il pubblico deve investire molto, ma molto di più, nell’istruzione obbligatoria. Lo 0,16 % del Pil investito in educazione non è una cifra neanche lontanamente accettabile per un grande Paese come il nostro: lo Stato deve dare più soldi alle Università, ma li deve dare anche meglio, premiando il merito. I privati non devono usare lo strumento dello stage per sfruttare anche per anni giovani laureati e non senza retribuzione e senza prospettive di assunzione. Significa che in questo Paese, nel Mezzogiorno ed in Irpinia il Capitale Umano, le intelligenze, le competenze delle persone devono essere messe davanti a tutto.

Credi che al Sud sia più complicato invertire la rotta?

Può darsi, ma anche in Irpinia le eccellenze non mancano, non dimentichiamolo. E’ con il capitale umano che si creano laboratori di ricerca di eccellenza come il Biogem ad Ariano Irpino e il polo dell’Aerospaziale a Morra De Sanctis. E’ con il capitale umano e le infrastrutture che servono a svilupparlo che entreremo nel Terzo Millennio da protagonisti. Si deve creare l’ecosistema per far sì che i giovani siano sempre più talentuosi e capaci e che, soprattutto, non debbano lasciare il proprio Paese e la propria terra perché costretti a farlo. Ma solo se vorranno farlo.

I dati sui Neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non si formano diventano oggi giorno più preoccupanti.

E’ vero, qui da noi in modo particolarmente grave, ma anche nel resto d’Italia la situazione non è fiorente. E’ un problema, grandissimo, che ci accomuna tutti, e su cui possiamo e dobbiamo ritrovare l’unità che serve a compiere le grandi imprese.

Stefano a che paese stai pensando, che Italia sogni?

Un Paese dove non si dovrà più scappare per motivi di lavoro o di studio, ma per una scelta personale, per l’ambizione di conoscere posti e culture nuove E’ più che lecito, io l’ho fatto per andare dove ci sono le migliori opportunità e dove si può crescere umanamente e professionalmente. Andare e scoprire, crescere e migliorarsi. Senza mai dimenticare però le proprie origini e senza strappare le radici che ci hanno fatto nascere e ci hanno reso quello siamo. I valori, le tradizioni, le peculiarità dei posti che possiamo chiamare casa.