Vinicio Capossela ritorna in Irpinia per presentare all’Abbazia del Goleto a S. Angelo dei Lombardi il suo ultimo libro dal titolo ‘Il paese dei coppoloni’, edito da Feltrinelli, fresco di candidatura al Premio Strega 2015.
L’evento si terrà sabato 11 aprile alle ore 18.
Il cantautore originario dell’Irpinia ha ambientato proprio tra i colli e le terre dei suoi avi un mondo in cui si incontra il magico e il mitico.
Il romanzo rappresenta un mondo perduto, oppure ritrovato, quello contadino delle storie e dei racconti orali, quello lunare delle credenze tradizionali. Il tutto ambientato in un paese dai nomi strani, in cui l’orologio si è fermato “alle otto meno venti. L’ora in cui finì un mondo… quello della civiltà contadina”, come racconta lo stesso Capossela. O meglio, dove “il tempo non si è mai sposato, per questo fa quello che vuole”.
I personaggi di questa allegorica vicenda hanno “stortinomi” e strani destini, come Testadiuccello, o Scatozza “domatore di camion”, o Mandarino “pascitore di uomini”, Totara, Cazzariegghio, Pacchi Pacchi, Camoia, e così via, e ciascuno ha una storia che si fa ascoltare, e che racchiude un mistero da rivelare o da scoprire: spesso il cantautore li ha presentati e li ha raccontati nei suoi spettacoli. Ma il senso personale del fantastico, in questo autore colto, non solo riempie di significati magici e mitici il mondo quotidiano, gli sposalizi e le cerimonie contadine, ma fa riecheggiare anche le radici dimenticate della cultura mediterranea, il “dionisiaco” dei greci antichi, che nel libro si confonde con i demoni locali tipici di ogni cultura rurale e si incarna, naturalmente, in quel “diavolo” che è la musica.
Il viandante deve misurarsi, insieme al lettore, con un patrimonio di saggezza che sembra aver abbandonato tutti quanti si muovono per sentieri e strade, sotto la luna, nella luce del meriggio, accompagnati dall’abbaiare dei cani. E poi ci sono la musica e i musicanti. La musica da sposalizio, da canto a sonetto, la musica per uccidere il porco, la musica da ballo per cadere “sponzati come baccalà”, la musica da serenata, il lamento funebre, la musica rurale, da resa dei conti.
Capossela ha scritto un’opera memorabile in cui la realtà è visibile solo dietro il velo deformante di un senso grandioso, epico, dell’umana esistenza, di un passato che torna a popolare di misteri e splendori l’opacità del nostro caos.