La denuncia è scaturita da una complessa attività di indagine condotta dai militari della Stazione CC Forestale di Montesarchio, mirata ad identificare i soggetti che anno dopo anno hanno devastato il versante meridionale del Monte Taburno, appiccando incendi boschivi di notevole entità.
Dopo uno studio statistico della fenomenologia, il personale operante ha dapprima individuato i punti di innesco
degli eventi mediante il metodo scientifico delle “Evidenze Fisiche”, poi ha proceduto a monitorare le zone interessate con l’ausilio di apparecchiature di videosorveglianza appositamente occultate tra la vegetazione. Con la strategia di cui innanzi, i militari hanno potuto isolare ed esaminare la condotta posta in essere nella fattispecie dall’indagato che, in modo seriale, prima depositava cumuli di rifiuti, indi procedeva ad incenerirli mediante accensione diretta.
Solo grazie alle condizioni climatiche sfavorevoli alla propagazione del fuoco, dovute alla piovosa estate appena trascorsa, è stata scongiurata l’ennesima devastazione delle aree del Parco Regionale del Taburno. Le piogge estive,
tuttavia, non sono bastate ad evitare la denuncia a piede libero per i reati di combustione di rifiuti di cui all’art. 256-bis T.U.A. e per deturpamento di bellezze naturali (art. 734 C.P.).
L’indagine è il frutto di un’intensa attività di monitoraggio e sorveglianza svolta dai Carabinieri Forestali sulle Aree Protette, finalizzate alla prevenzione e al contrasto degli illeciti ambientali che finiscono per danneggiare gli equilibri ecologici e deturpare le bellezze naturali del territorio.