Ogni utente mediamente ne ha installate almeno 80 sullo smartphone. Stiamo parlando delle applicazioni, software essenziali che permettono al terminale di svolgere una lista pressoché infinita di compiti. Che si tratti di ordinare un pasto, prenotare un viaggio, giocare, o arrivare a destinazione, non importa. Con le app è possibile tutto questo, e molto di più. Parliamo di un mercato che nel 2008 nemmeno esisteva, ma che ha tutti i presupposti per diventare a breve il terzo a livello mondiale. E nel nostro Paese la situazione come si evolve? Scopriamolo insieme nelle prossime righe.
Il mercato delle App nel mondo
Abbiamo detto che nel mondo il mercato delle App è in rapida espansione, a tal punto da poter diventare nei prossimi anni la terza economia mondiale. Parliamo di un comparto dal valore inestimabile, che nel 2021 potrebbe oltrepassare i 6.350 miliardi di dollari. Questo sarà possibile anche grazie alla crescente diffusione degli smartphone. Basti pensare che nel 2016 gli accessi al web da mobile hanno nettamente superato quelli da computer, con un trend in continuo aumento.
Il motivo di questo successo è presto detto: con uno smartphone, grazie alle app, è possibile fare davvero di tutto. Ogni utente chiaramente ha le sue preferenze. Alcuni utilizzano il telefono come un ufficio mobile, quindi per scopi professionali, anche grazie alle moltissime applicazioni dedicate all’internet banking. Altri invece sfruttano il fine ludico del terminale, e l’offerta del mercato in tal senso è di proporzioni bibiliche. Giochi sparattutto, di sport, di corse automobilistiche, di casinò con bonus scommesse, e molti altri ancora.
Italia e applicazioni per smartphone: i trend di mercato
Quello delle app è un mercato davvero prolifico per tanti, ma non per tutti. Chi risiede in Paesi con economie svantaggiate fatica particolarmente ad emergere dalla concorrenza. Il 95% dei fatturati dei due maggiori store infatti, ovvero Google Play e App Store, proviene da un concentrato di pochissimi Paesi, e per la precisione solamente dieci. Ma non finisce qui, perché l’81% degli sviluppatori trova le sue origini in economie ricche e ben sviluppate. E l’Italia? Il nostro Paese, sotto questo punto di vista, al momento si trova in una sorta di purgatorio.
Alcune realtà imprenditoriali stanno comprendendo l’importanza di potersi inserire in un mercato così ricco, ma la strada da fare è ancora molto lunga. Questo però conduce ad un’inevitabile conseguenza, ovvero che le aziende che necessitano dello sviluppo di un’app per i loro servizi, continuano a rivolgersi all’estero verso quei pochi Big Player che dominano la scena, penalizzando il nostro mercato. Nel frattempo pochi “fortunati” si rafforzano sempre più, creando un gap che potrebbe diventare incolmabile nel giro di qualche anno.
Inutile sottolineare che come sempre accade in presenza di monopoli o oligopoli, a farne le spese è sempre e comunque il consumatore, danneggiato dall’assenza di una sana competizione in grado di alzare l’asticella della qualità dell’offerta, quindi del mercato stesso. Chi guadagna da questa situazione ovviamente sono le società che detengono i due store principali, ovvero Google e Apple.
Parliamo di una situazione di predominio assoluto che ha indotto l’Antitrust dell’Unione Europea a sanzionare Google con una multa dall’importo stratosferico: 4.34 miliardi di dollari. Il motivo? L’azienda ideatrice del noto sistema operativo Android, avrebbe “invitato” i vari brand del mercato della telefonia a preinstallare il suo store, ottenibile solamente attraverso Google Search.
A sua volta quest’ultimo può essere trovato solamente ricorrendo ad un altro prodotto di punta della società, ovvero Google Chrome. In pratica l’utente non aveva modo di poter uscire da questa sorta di corridoio obbligato del colosso di Mountain View. Ad oggi le cose, almeno sotto questo punto di vista, sono leggermente migliorate. Ad esempio, la persona che si ritrova a completare la prima installazione di Android 10, ha la possibilità di scegliere il browser di navigazione tra alcune opzioni disponibili, tra cui Bing di casa Microsoft.