AVELLINO- I segreti di Cutolo fanno ancora paura. A quanto pare si, ne sono convinti almeno due dei tre relatori che hanno partecipato questa stasera alla presentazione del libro inchiesta di Gianluigi Esposito e Simone di Meo presso la Mondadori di Via Fariello. L’evento, moderato dal giornalista Alfredo Picariello, ha visto confrontarsi sulla figura del boss a capo della Nco, insieme ad uno degli autori, Gianluigi Esposito, anche Immacolata Iacone, vedova di Raffaele Cutolo e il penalista che lo ha seguito per anni, Gaetano Aufiero. Segreti che fanno paura. A partire dalla testimonianza del dirigente della Polizia Francesco Di Ruberto, all’epoca dei fatti uno dei vicecommissari della Squadra Mobile, che da poco aveva perso per mano delle Br e di un presunto patto con la camorra di Cutolo il proprio dirigente, il vicequestore Antonio Ammaturo. “Penso proprio di sì- ha spiegato Di Ruberto- Se si dovessero diradare le nebbie su alcune delle vicende che hanno visto in quegli anni Cutolo protagonista, ci sarebbero delle grosse responsabilità da accertare”. Il dirigente della Polizia ha raccontato anche quegli anni e lo sforzo investigativo che ha portato Cutolo a finire i suoi giorni in cella:
“Le indagini che noi abbiamo svolto all’epoca erano indagini che riguardavano la Nuova Camorra Organizzata e la Nuova Famiglia, che poi si sono tramutate nei due maxi blitz dell’82 dell’83. Cutolo è rimasto in carcere per tutta la vita. Perché le indagini portavano a delle responsabilità concrete responsabilità, quelle di un criminale che ha commesso le cose più atroci su questo territorio e in tutto il territorio campano. Ci sono ovviamente, in un libro del genere, che è un libro di inchiesta, spostandomi un attimino sulla presentazione di questa sera, ci sono ovviamente dei segreti. L’ Italia è un paese dei segreti. A partire dalla strage di Brescia per passare alla strage di Bologna e per passare poi al Cutolo, dove ovviamente ci sono delle cose che sono ancora avvolte nella nebbia. Le investigazioni fatte all’epoca non avevano alcun tipo di condizionamento tant’è che purtroppo il nostro capo per meglio dire il capo dei miei colleghi, perché io poi sono intervenuto successivamente, fu ucciso non da Cutolo per la precisione, ma dalla colonna brigatista detta Nap, nucleari armati proletari, e lì c’è anche tutta una cosa mai disvelata di rapporti fra i nap e la criminalità organizzata”. Segreti e verità scomode, quelle che potrebbero uscire dall’archivio del boss anche nella valutazione che ne fa Gianluigi Esposito, uno degli autori del libro: “la verità su tutta quella storia, non la vuole fare uscire nessuno. Perché quello che è successo dagli anni 80 in poi è una pagina sporca della Repubblica italiana. Molto probabilmente quelli che forse dovrebbero più di noi accertare certe verità, non so perché, ogni volta che escono fuori dei documenti nuovi ai chiudono a riccio rispetto a questa cosa. Io penso che nel momento in cui si apre l’archivio di un personaggio del genere, ci sarebbe dovuto essere immediatamente un certo interessamento. Invece abbiamo notato che chi doveva interessarsi a queste cose ha immediatamente tratto giudizi di apologia di altre cose, senza aver letto il libro”. Allora Cutolo fa ancora paura, anche da morto? ” I suoi segreti sì- spiega Di Meo senza esitazione- perché per la verità Cutolo per un ventennio è stato al centro di tutte le trame oscure di questa Repubblica ed evidentemente c’è qualcuno che non vuole questa cosa. E’ come se a un certo punto Cutolo era il parafulmine di tutto. Ora, al netto delle grandi responsabilità criminali che appunto nel libro noi scriviamo, che questa regione ha tutti gli elementi per maledire la memoria (questo lo abbiamo scritto noi, insomma non l’ha scritto qualcun altro) però è anche vero che leggendo i fatti ci sono tanti poteri che si sono nascosti dietro questa situazione. Chi è perché lo ha voluto?”. Aerre
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