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Il dolore dei fratelli Gioia: “Nessuna sentenza ci restituirà Aldo”

Dopo un anno e due mesi, in un mercoledì di fine maggio, il primo tempo del processo per l’omicidio Gioia è terminato. La partita, invece, non è affatto chiusa, come hanno fatto capire tutte le parti in causa. Ognuna di loro cercherà di ottenere una sentenza più soft per i propri assistiti quando si andrà in Appello. Erano circa le 16.47 quando il presidente della Corte d’Assise, il giudice Scarlato, ha dichiarato che Giovanni Limata ed Elena Gioia sono colpevoli dell’assassinio di Aldo Gioia. Per loro, 24 anni di carcere a testa.

Ma non finisce qui, come detto. Tra novanta giorni, saranno depositate le motivazioni delle sentenza. Dopo, ci sarà l’Appello. L’avvocato Livia Rossi, che difende Elena Gioia, ha detto chiaramente che presenterà il ricorso.

Ovviamente affranti i fratelli di Aldo Gioia, Gaetano e Giancarlo, che si sono costituiti parte civile, assistiti dall’avvocato Cesta.

“Questa sentenza per noi cambia ben poco – dice Giancarlo -. Non sono di certo gli ultimi minuti di questa vicenda a cambiare il corso delle cose. L’accogliamo con tanta serenità ed immutato dolore e con piena fiducia nella giustizia. Crediamo sia una sentenza giusta, non chiedevamo di certo una sentenza esemplare ma solo giustizia per Aldo”.

“Spesso in Aula abbiamo sentito la parola perdono – dice l’avvocato Cesta – ma credo che le difese l’abbiano invocata per ricercare le attenuanti. E’ ovvio che nessuna lettera, nessuna parola potrà lenire il nostro dolore ma, sinceramente, ci saremmo aspettati un atteggiamento diverso di Elena. Almeno una lettera agli zii. Questo non è avvenuto, comprendiamo la sua fragilità e quella del momento. Cercheremo di capire cosa l’abbia fermata dal farlo ma, ad ogni modo, come dicevo, niente potrà restituirci Aldo e porre fine al dolore”.

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