Il dibattito della Camera Penale: avvocati veri garanti del processo

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AVELLINO- L’avvocato ha il vero ruolo di garanzia nel processo. Proprio sul ruolo del difensore si e’ sviluppato il dibattito organizzato dalla Camera Penale Irpina sul tema “Garanzie e rischi dell’imputato nella stagione del processo ingiusto”.
Un incontro di studio, tenutosi ieri nell’aula “Rosario Livatino” del Palazzo di Giustizia sull’effettività delle garanzie difensive dell’imputato nel processo penale, sulla pericolosità delle prassi processuali che finiscono col vanificarle, sui rischi del processo mediatico e sul ruolo del difensore quale baluardo di legalità. Ad aprire l’incontro i saluti del presidente della Camera Penale Gaetano Aufiero, che ha stigmatizzato il no ad una giornata dedicata alle vittime della Giustizia da parte della magistratura: “Incomprensibile la presa di posizione della magistratura e dell”Anm in particolare di opporsi ad una giornata per le vittime della giustizia. I primi ad assicurare le garanzie nel processo sono gli avvocati “. Il presidente della Camera Penale ha anche ricordato la recente visita in carcere, tornando a parlare di una situazione drammatica. Una visita che e” stata richiamata nel successivo intervento del presidente dell’ordine degli Avvocati Fabio Benigni: Per me e’ stata una esperienza di particolare rilevanza sotto l’ aspetto emotivo ed emozionale. A chiudere il giro di saluti, l’intervento del vicepresidente dell’Unione Camere Penali Italiane, Domenico Nicolas Balzano. “Questa Corte non ignora che, nel corso dei lunghi anni trascorsi dopo la morte di Serena, si sia progressivamente radicata in larga parte dell’opinione pubblica la convinzione dellaresponsabilità degli odierni imputati.Ma il convincimento del giudice (che non è mai “libero” – come erroneamente a volte si dice – ancorato com’è a rigorosi criteri di valutazione delle prove, di cui deve dar conto con una congrua motivazione) non può e non deve fondarsi sui sondaggi sugli umori popolari.Qui, nelle aule di giustizia, non può albergare la polemica frase (scritta peraltro, cinquant’anni fa, in un articolo di analisi storico-politica, non giudiziaria) di un noto intellettuale: “io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi”. Questa Corte ritiene di non avere le prove della colpevolezza degli odierni imputati, e sa che una sentenza di colpevolezza sarebbe costruita su fondamenta instabili”. Il passaggio della sentenza letto nel corso della sua introduzione ai lavori dal penalista Stefano Vozella, verdetto relativo all’omicidio di Serena Mollicone. in cui viene citato il famoso articolo scritto da Pier Paolo Pasolini sul Corriere della Sera nel 1974. Un passaggio che per Vozella rappresenta uno “straordinario esempio di cultura della prova”. Poi ci sono stati Nel suo intervento l’avvocato Benedetto Vittorio De Maio ha messo in evidenza, anche alla luce di esempi concreti le varie “malformazioni” del dibattimento e del contraddittorio nella raccolta della prova nonchè di come si è passati, col nuovo codice del 1988, dal processo inquisitorio al processo accusatorio. La riduzione delle garanzie difensive che si é avuta con l’introduzione della Riforma Cartabia e’ stata al centro dell’intervento del penalista napoletano Claudio Botti, una riduzione che vede il difensore sempre meno presente in aula, e con l’introduzione del processo telematico. All’avvocato Gian Domenico Caiazza, gia’ presidente dell’Unione Camere Penali Italiane le conclusioni, concentrate su come sia devastante per la vita di un uomo la gogna mediatica che non rispetta il principio della presunzione di innocenza, portando un esempio legato al processo dell’ILVA di Taranto che proprio ieri, pochi minuti prima di intervenire, lo ha visto impegnato in Cassazione.