Pasquale Manganiello – Imbarazzante. Credo sia l’unico aggettivo da utilizzare considerando quello che sta accadendo da mesi a Palazzo di Città e soprattutto in seno al Pd provinciale.
PAOLO FOTI – “Per fare il sindaco oggi bisogna essere dei pazzi”. Ripartiamo dalle parole dell’ex sindaco Cacciari, citato ieri dalla ex capogruppo PD, Enza Ambrosone, in merito al probabile futuro ex sindaco Paolo Foti. Ecco, l’attuale sindaco di Avellino per non impazzire non può fare altro che usare il buon senso e farsi sfiduciare, evitando così di andarsene da dimissionario, perché è quello che a breve accadrà se continuerà questa farsa. Un primo cittadino continuamente in balìa degli eventi e delle correnti, che parla (e non inveisce) con i giornalisti solo quando c’è da tagliare qualche nastro, mentre più spesso si trincera in un silenzio di difficile interpretazione. Un sindaco abbandonato a se stesso, delegittimato continuamente dalla sua stessa maggioranza (???). Un sindaco che senza il sostegno dei suoi consiglieri e, soprattutto, senza un partito alle spalle, non può andare avanti solo grazie (???) alla nuova Piazza Libertà. Eviti a se stesso ulteriori crisi di nervi e metta fine a questo strazio.
D’AMELIO – La presidente del Consiglio Regionale ha più volte invitato il sindaco ad andare avanti (???) ed a continuare nel suo percorso, se ne ha la forza. La nota dei consiglieri dameliani nell’ultimo consiglio comunale è un ultimatum a Foti, di quelli durissimi tanto da sembrare nato in seno all’opposizione, in cui si chiede l’azzeramento della Giunta e, di fatto, un “azzeramento” di quanto realizzato finora dal primo cittadino e dai suoi assessori, il tutto ovviamente per salvaguardare la città. Non si può chiedere ad un sindaco di andare avanti, imponendogli la propria linea e contemporaneamente sottraendosi al confronto e agli appuntamenti importanti quando la città richiederebbe uno scatto morale. C’è, in questo caso, una bella distanza tra le parole e i fatti, una contraddizione logicamente impossibile da colmare.
FESTA – Gianluca Festa sta facendo un’opposizione coerente, un’opposizione dura, un’opposizione in trincea. Allora non si capisce cosa ci faccia ancora in maggioranza e perché non passi dall’altra parte. Quello no, non è coerente e la scusa di “controllare da dentro” non reggeva prima e non regge ora. In consiglio comunale, Festa ha citato Dante: il consigliere avellinese sicuramente rammenterà che, ai tempi del sommo poeta, all’interno del partito guelfo fiorentino si produsse una frattura gravissima tra il gruppo capeggiato dai Donati, fautori di una politica conservatrice e aristocratica (guelfi neri), e quello invece fautore di una politica moderatamente popolare (guelfi bianchi), capeggiato dalla famiglia Cerchi. La scissione, dovuta anche a motivi di carattere politico ed economico (i Donati, esponenti dell’antica nobiltà, erano stati surclassati in potenza dai Cerchi, considerati dai primi dei parvenu), generò una guerra intestina cui Dante non si sottrasse. Piccole analogie.
PD – La vergogna politica che da mesi stiamo raccontando sta, ormai, rasentando il ridicolo. Una guerra congressuale permanente, un modo di intendere la politica chiaramente superato dai tempi e che, purtroppo, trova terreno fertile in un’Irpinia completamente lontana dalle Istituzioni e dai propri rappresentanti. Un Pd che, nei nostri territori e non solo, approfitta delle assenze colpevoli degli altri partiti o movimenti. Il centrodestra non c’è più, il Movimento 5 Stelle stenta a decollare in città, mentre il Partito Democratico, il partito del dibattito, il partito all’antica che “preferisce confrontarsi di persona” (???), continua a dilaniarsi in scontri interni, a farsi lo sgambetto con il solo obiettivo di conquistare quel pezzetto di potere rimasto. “Non resta che il Pd” – ci hanno spesso raccontato i suoi rappresentanti istituzionali. Pensate un po’ a come siamo messi male.