Michele De Leo – Una rondine non fa primavera. La vittoria casalinga contro il Virtus Francavilla, maturata grazie ad un lampo di Del Gaudio ed alla concessione di un rigore generoso, ha il merito di allentare la tensione in casa Avellino. I lupi raggiungono, finalmente, la doppia cifra in classifica e provano a guardare ai prossimi impegni di campionato con maggiore serenità. La frattura maturata con i tifosi è, però, tutt’altro che rimarginata e l’ambiente continua ad essere in agitazione. Il teatrino a cui si è assistito nel corso dell’ultima settimana, del resto, risulta difficile da digerire e da superare. La società ha dimostrato di dover ancora crescere – del resto è nel calcio da poco più di un anno – e di dover acquisire dimestichezza nella gestione delle situazioni: non si può accettare il balletto delle responsabilità a cui si è assistito e che ha finito, inevitabilmente, per generare ulteriore confusione. Per questo, i tifosi attendevano almeno una risposta dal campo che – quanto meno in termini di impegno – è arrivata ed ha permesso di portare a casa punti importanti. Anche contro la Virtus Francavilla, però, i supporter biancoverdi non hanno visto una squadra arrembante, determinata a centrare l’obiettivo. E’ andato in scena un buon Avellino, bravo e fortunato a trovare il gol del vantaggio ed a difenderlo nonostante qualche rischio eccessivo che testimonia scarsa serenità. La vittoria contro la Virtus Francavilla contribuisce a rendere più stabile la posizione di Piero Braglia, la cui panchina è stata fortemente a rischio nelle ore successive il match perso in trasferta contro il Monterosi Tuscia. I tifosi avrebbero voluto la testa del tecnico toscano che non solo non è riuscito a dare un gioco ed un’anima a questo Avellino ma avrebbe creato confusione sul modulo e non riuscirebbe a mettere in campo una squadra propositiva, che attacca a testa bassa alla ricerca della vittoria. Le squadre di Braglia, però, non sono mai state caratterizzate da un gioco spumeggiante ed il tecnico ha sempre badato al sodo, mettendo in campo squadre accorte, che fossero in primis solide in fase difensiva. Peraltro, non bisogna dimenticare le parole pronunciate dal tecnico in pieno agosto: “aspettiamo l’arrivo di determinati elementi che abbiamo richiesto. Diversamente, ci adatteremo con quelli che avremo”. In quei giorni, mentre tutti – la gran parte di coloro che adesso criticano l’operato in fase di mercato – plaudivano agli ottimi acquisti dell’Avellino e attendevano “la ciliegina sulla torta per sognare in grande”, evidenziavano come “l’Avellino attende le ultime ore di calciomercato per provare a regalare a Braglia gli uomini tanto richiesti ed attesi. Questo potrebbe non essere un male per evitare spese folli ma è fondamentale che l’Avellino chiuda, nei prossimi giorni, almeno altre due operazioni di mercato (attaccante forte e regista) in entrata… è necessario sfoltire la rosa e piazzare le ultime stoccate decisive. Diversamente, nonostante i soldi spesi, l’impegno, la tenacia, la forza e il blasone, i lupi potranno recitare esclusivamente il ruolo di outsider”. Non vogliamo, però, certo assurgere al ruolo di Cassandra. Piuttosto, risulta incomprensibile come il maggiore responsabile del disastro di inizio campionato non riesca neanche a fare autocritica. Il direttore Salvatore Di Somma ha operato male in fase di mercato, ha acquistato elementi che non servono a questa squadra, non è riuscito a cedere calciatori – vedi De Francesco – che l’Avellino aveva messo in lista di sbarco già dal mese di giugno e, soprattutto, non è intervenuto in quei ruoli in cui i biancoverdi avevano mostrato problematiche: in fase di costruzione del gioco ed in fase realizzativa. Inoltre, non ha rassicurato gli elementi migliori della rosa circa il prolungamento del contratto. Certo, bisogna pur dire che l’Avellino non ha avuto – e questo è palese – un budget neanche lontanamente paragonabile a quello di Bari o Catanzaro (dei dodici nuovi innesti, sei erano svincolati e due sono arrivati in prestito) ma si poteva e si doveva fare meglio in fase di mercato. Oggi sarebbe auspicabile autocritica da parte di tutti, in primis di un Presidente che ha assunto impegni – “costruiremo una squadra in grado di fare meglio dello scorso anno” – che necessitavano di ben altri investimenti. Certo, ha regolarizzato la situazione, ha evitato patemi in fase di iscrizione e questo è già tanto. Nessuno chiede la luna, tantomeno la serie A in tre anni. I tifosi, però, pretendono e meritano chiarezza. Per questo, in futuro, sarebbe auspicabile evitare dichiarazioni azzardate.
Redazione Irpinia
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