Michele De Leo – Due partite di campionato sono troppo poche anche solo per provare a dare un giudizio su una squadra. Figurarsi per immaginare di scrivere sentenze. Dopo appena 180 minuti, inoltre, è inutile guardare la classifica che rischia di essere stravolta già tra poche domeniche. Le due gare contro Campobasso e Juve Stabia, però, consentono di fare qualche riflessione a voce alta. La prima riguarda i risultati: le gare di inizio campionato equivalgono a quelle di dicembre e quelle di primavera ed i punti lasciati per strada possono rappresentare un fardello pesante per compagini che hanno ambizioni di vincere il campionato o, quanto meno, di raggiungere traguardi prestigiosi. La seconda riguarda la squadra: l’Avellino visto ieri sera ha palesato difficoltà già note, che bisognava correggere in fase di calciomercato. L’auspicio è che possano essere superate e non restino un peso gravoso come nel corso dell’ultimo campionato. I biancoverdi, però, anche in questa stagione sembrano un’incompiuta. Nei primi 180 minuti di campionato, l’Avellino ha colpito tre legni, ha collezionato numerose palle gol ma ha realizzato una sola rete. Peraltro, su calcio di rigore. Solo nelle scorse settimane abbiamo evidenziato, dalle pagine della nostra testata, che Braglia aveva bisogno di un attaccante di razza, un bomber di categoria in grado di assicurare un buon bottino di reti. Kanoute e Di Gaudio sono due ottimi giocatori per la categoria ma non sono molto prolifici. Maniero, inoltre, ha 34 anni, qualche acciacco fisico e – se si esclude l’ultima stagione vissuta con la maglia biancoverde – non va in doppia cifra dal 2015 – 2016. Il peso maggiore dell’attacco biancoverde è sulle spalle del corazziere napoletano ma è chiaro che qualcosa manca e le lacune in fase realizzativa registrate lo scorso anno non sono state colmate. Plescia, Messina e Gagliano possono rappresentare una speranza ma, soprattutto per la loro giovane età e la scarsa esperienza, non danno certo quelle garanzie di cui ha bisogno una squadra che vuole vincere il campionato. In questo contesto, forse, sarebbe stato più giusto tenere Bernardotto che ha già lavorato con Braglia e conosce bene l’ambiente. La speranza è legata prevalentemente al lavoro del tecnico toscano ed alla possibilità di vedere sempre più marcature realizzate grazie agli inserimenti dei centrocampisti – D’Angelo su tutti – e agli esterni dove Di Gaudio deve entrare in forma ma la sua classe è fuori discussione e Kanoute ha pure dimostrato di avere buoni numeri ma si accende ancora ad intermittenza. L’Avellino, come nella passata stagione, gioca molto sugli esterni anche a causa dell’assenza di un registra, il trequartista chiesto da Braglia che è rimasto nei sogni biancoverdi. Alessio Curcio sarebbe stato – nel caso in cui si fosse confermato sugli standard della passata stagione – la pedina ideale per questa squadra, in grado di realizzare anche un buon bottino di reti. Nell’ultima analisi a mercato in corso avevamo pure evidenziato la necessità di sfoltire la rosa e prendere qualche elemento più utile alla causa. Invece, De Francesco scalda ancora la panchina nonostante non abbia mai dimostrato di avere i numeri da grande squadra e, soprattutto, Dossena gioca ancora al centro della difesa nonostante la sua tecnica non eccelsa, le amnesie ed i numerosi errori che solo per l’imprecisione degli avanti di casa non sono costati la sconfitta al Menti di Castellammare.
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