Il business degli immigrati, l’Irpinia sulle prime pagine dei quotidiani nazionali

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L’Irpinia ripiomba sulle prime pagine dei quotidiani nazionali per lo scandalo del business degli immigrati che nella giornata di ieri ha portato al sequestro, disposto dalla Procura Di Avellino coordinata da Rosario Cantelmo, di sette centri di accoglienza.

Condizioni igieniche inaccettabili, qualità del cibo scadente, stato delle strutture vergognoso: sulle spalle dei profughi c’era un giro di danaro gestito da cooperative senza scrupoli.

Un business – come già denunciato dalla Cgil irpina – che è fatto di strutture assolutamente inadeguate trasformate, per l’occasione, in Centri di accoglienza che assomigliano molto a dei lager. Un business dove si risparmia su tutto, dal cibo alla pulizia, dalle forniture di beni e servizi alle spese di gestione.
Parallelamente altri tre centri di accoglienza sono stati chiusi su disposizione della Prefettura di Avellino.

Nell’inchiesta, coordinata dal Procuratore Rosario Cantelmo, e avviata dopo alcuni esposti della Cgil, risultano indagati vari responsabili di coop impegnate nella gestione dei centri accoglienza oltre ad alcuni fornitori di beni e servizi.

L’ordinanza, emessa dal gip di Avellino su richiesta della Procura di Avellino, ha disposto il differimento dei tempi dello sgombero dei centri accoglienza in attesa di individuare una soluzione adeguata per la sistemazione degli immigrati che sono al momento ospitati nelle strutture e che – secondo le prime informazioni – dovrebbero essere circa 300 unità.

Sono complessivamente 33 i centri di accoglienza per i richiedenti asilo operanti in provincia di Avellino nei quali sono ospitati complessivamente 1.080 migranti, ai quali si aggiungeranno altri trecento in arrivo nei prossimi giorni.

Secondo i dati della Prefettura di Avellino aggiornati ad oggi, in provincia di Avellino sono ospitati 659 immigrati, 654 dei quali uomini e solo 5 donne. Solamente 3 immigrati hanno avuto asilo politico mentre a 5 immigrati che lo avevano richiesto è stato rifiutato e sono ora inattesa del ricorso che hanno presentato.

La maggior parte di essi sono originari del Gambia (150), poi Nigeria e Pakistan, distribuiti su 14 territori comunali.

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