Il Bacio Azzurro, Mons. Barbarito: “Atto d’amore per l’Irpinia”

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Acqua Campania Gori
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Mons. Luigi Barbarito, Arcivescovo della Chiesa e Nunzio Apostolico Emerito nativo di Atripalda, scrive a Pino Tordiglione congratulandosi con il regista per la produzione della pellicola dal titolo ‘Il bacio azzurro’, docu-fiction che si propone di attirare l’attenzione del pubblico sul valore e l’importanza dell’acqua, a partire da una racconto-fiaba ambientato in una delle più vaste zone idriche, non solo dell’Italia, ma dell’Europa, quali sono i monti dell’Irpinia.

“Un atto d’amore per l’Irpinia”. Così lo stesso Tordiglione ha commentato le parole di Mons. Barbarito a commento della visione della ‘prima’ della pellicola. Di seguito la lettera dell’alto prelato:

Caro Pino, ti ringrazio per l’invito alla “prima” della tua nuova fatica di regista. Fu un bel regalo per il mio novantatreesimo compleanno. Mi accorsi del lungo tempo trascorso quando all’ingresso di MOVIEPLEX a Mercogliano fui accolto da tuo figlio Errico. Un alto giovanotto ora studente universitario che io battezzai quasi venti anni fa al fonte battesimale della parrocchia di Pietraelcina dove fu battezzato San Pio… Fu per me una piacevole occasione anche per l’incontro che ebbi con tante personalità della vita politica, amministrativa e culturale di Avellino.

Ti dico subito che il film “Il Bacio Azzurro” mi è molto piaciuto, non solo per i riconoscimenti che ti sono giunti da più settori e che son sicuro aumenteranno, ma soprattutto per la ricchezza dei sentimenti evocativi che esso contiene e propone. Come tu stesso dicesti all’inizio, questo film è soprattutto elegiaco, una testimonianza d’amore alla “verde Irpinia”, la terra che tanto amiamo e insieme a te molte volte ne ho scoperto le bellezze.

A parte le testimonianze autorevoli a favore dell’importanza dell’acqua nella vita di ogni uomo e di ogni nazione, tu hai evocato una realtà di bellezza e di sentimenti che fanno parte della nostra vita. Tu sai che io sono nato ad Atripalda sulle sponde del fiume Sabato, le cui sorgenti erano già rinomate al tempo di Augusto imperatore, che fu il primo a costruire quell’acquedotto di Serino, capolavoro di ingegneria, che a Napoli porta ancora quell’acqua fresca e leggera e ancora oggi elemento fondamentale che ha reso eccellente la pizza e il caffè di Napoli…

In quel fiume, proprio come il piccolo Francesco del tuo film, io giocavo e mi divertivo da ragazzo. Poi sperimentai realmente “il Bacio Azzurro”, ad una di quelle meravigliose sorgenti che furono poi definitivamente captate per arricchire l’acquedotto dell’Alto Calore nei pressi di Cassano Irpino.

Erano visibili dalla strada. Passando un giorno da quelle parti non ressi al desiderio di bere alla fonte. Mi inginocchiai su due grosse pietre e misi le bocca direttamente sulla una delle polle che ribollivano dalle viscere della nostra terra. Una sensazione unica che non ho mai dimenticato anche quando poi sono dovuto andare in giro per il mondo per assolvere le missioni che Paolo VI e Giovanni Paolo II mi affidarono. Fu come un saluto “all’antica madre”, alla terra dei nostri avi, la gente irpino-sannitica che sfidò Roma sulla strada del predominio in Italia.

Mettendo al centro del racconto e come protagonista il piccolo Francesco e il nonno, tu hai confermato il valore e l’importanza che il rapporto “nonno-nipote” ha avuto nella nostra formazione. Erano dei narratori, che con amore e sobrietà, ci riportavano agli antenati, alla storia del paese, alle nobili tradizioni della nostra terra e ci educavano al senso della comunità, del rispetto reciproco, dell’onore e dell’onestà e soprattutto a soffrire e mai arretrare di fronte alle sfide della vita.

Mi veniva in mente il canto degli emigrati da Montefalcione nella cittadina di Bredford in Inghilterra, dove erano emigrati dopo il terribile terremoto del novembre 1980: “Irpinia terra ballerina: non ci stanchiamo, non ci avviliamo, per il mondo andiamo , ma non ci arrendiamo”.

Rispondevano nella sostanza all’elogio del grande storico di Roma, Tito Livio, riportato da E.T. Salmon nel suo noto studio storico Il Sannio e i Sanniti: “Non fuggivano la lotta. Ed erano così lontani dallo stancarsi della difesa anche senza successo della loro libertà, che preferivano subire la conquista piuttosto che non tentare con ogni mezzo la vittoria”.

Questi ricordi e questi sentimenti ha suscitato lo scorrere delle immagini del tuo documentario. La fotografia è stupenda e rende tutta la bellezza del paesaggio dell’Irpinia dal verde splendente dell’estate ai toni nostalgici dell’autunno, alla solennità dei monti imbiancati dalla neve d’inverno, ma anche a quel gelido vento di tramontana che soffia dal Nord e dalle regioni balcaniche. Mi auguro che il tuo lavoro e la bella e realistica trama intessuta dal nostro comune amico il Prof. Fausto Baldassarre, e resa viva dalla calda di umanità dei bravi attori e collaboratori che hanno saputo interpretarla.

La nuove generazioni hanno bisogno di riscoprire la cose belle e utili della creazione e della vita, altrimenti rischiano di morire di inedia spirituale ed essere sopraffatte da popoli più giovani e vigorosi. E’ questa la lezione che ci viene dalla storia e dal nostro passato. Ti saluto calorosamente e tanti auguri di nuovi successi.

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