Querelle del simbolo in “Noi Sud”. Arturo Iannaccone cerca casa, dopo che il tribunale civile di Roma (giudice Marzia Cruciani) gli vietato di svolgere la propria attività politica utilizzando il simbolo del partito Noi Sud e spendendo la qualifica di segretario dell’associazione politica “Libertà e Autonomia Noi Sud”. La sentenza, depositata in cancelleria lo scorso 21 settembre, condanna Iannaccone anche al pagamento delle spese processuali in favore del movimento politico. Una vittoria per Antonio Milo, Enzo Scotti e Luciano Mario Sardelli, componenti dell’ufficio politico di Noi Sud. Lo stesso che aveva presentato ricorso contro il parlamentare avellinese per accertarne “l’illegittimità della condotta”. Iannaccone era stato accusato, infatti, “di aver operato in difformità con le direttive assunte in sede di costituzione di Noi Sud” e contro “l’espressa volontà della maggioranza dell’ufficio politico del partito”. Per questo motivo, lo scorso 15 maggio gli era stata anche revocata la carica di segretario nazionale. Provvedimento contestato da Iannaccone, il quale aveva continuato ad operare spendendo il nome del partito e la propria qualifica di segretario ed “annunciando accorpamenti con altre associazioni mai concordati con l’ufficio politico”. “Quanto stabilito in tribunale è la riprova che l’onorevole Arturo Iannaccone vive fuori dal mondo – hanno commentato, con un pizzico di ironia, gli onorevoli Scotti, Milo e Sardelli -. Iannaccone continua a dichiararsi segretario, ma non si capisce bene di cosa. Probabilmente solo di se stesso. Evidenziamo a tutti – hanno concluso i tre parlamentari – che Noi Sud resta immutata nella sua struttura originaria. Una struttura di cui Iannaccone ormai non fa più parte”. Non manca la replica del deputato irpino, ormai tra i fautori del nuovo raggruppamento per il Meridione che lo vede impegnato insieme ad Adriana Poli Bortone e Gianfranco Miccichè. “Quella di Sardelli, Milo e Scotti, è una vittoria di Pirro che non altera minimamente la realtà politica del nuovo percorso verso cui si sono incamminati la stragrande maggioranza degli aderenti: il 98% dei dirigenti e degli amministratori, tutti i segretari regionali, e tre parlamentari su cinque si sono già espressi a favore del percorso che porterà il nostro movimento a dar vita ad un grande partito. Il provvedimento al quale Milo, Scotti e Sardelli fanno riferimento – spiega Iannaccone – è del tutto ininfluente sul percorso di creazione del grande partito del sud verso cui ci si è incamminati e, peraltro, sarà presto censurato mediante ricorso all’organo collegiale cautelare e, ove necessario, anche mediante proposizione del giudizio di merito innanzi al Tribunale Civile di Roma al fine di evidenziare l’erroneità delle conclusioni raggiunte dal Giudice di prime cure interinale. Siamo convinti che, in tale sede, anche in virtù del maggior approfondimento istruttorio che contraddistingue i giudizi da proporre, la Magistratura riconoscerà le nostre ragioni e impedirà che il partito venga lasciato nelle mani di chi ha sostanzialmente tradito le ragioni del Mezzogiorno. Nel frattempo abbiamo già dato vita ad un’associazione che, nelle more del giudizio, consenta ai nostri amici di poter agire in autonomia e di battersi per le ragioni del Sud. La quasi totalità dei dirigenti e degli amministratori di Noi Sud – conclude Iannaccone – vi hanno già aderito”.
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