I vendoliani lasciano il Prc: “La nostra una scelta obbligata”

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Avellino – Un treno in corsa che però alla fine dei binari è atteso da un muro, che fare? Per i vendoliani nessun dubbio: saltare giù finchè si è in tempo. E’ probabilmente una chiave di lettura forte ma rende bene l’idea della posizione assunta dall’area Vendola provinciale nel corso dell’assemblea tenuta questa sera presso la Federazione del Prc di Avellino. Un incontro dibattito per interpellarsi, riflettere e ripartire in vista del seminario di Chianciano (24 e 25 gennaio) nel quale verrà ufficializzato il distacco da Rifondazione del nuovo soggetto politico e le conseguenti trasformazioni che il Prc si accingerà ad affrontare. A chiarirlo gli esponenti regionali e provinciali Peppe De Cristofaro, Gennaro Imbriano, Cinzia Spiniello, ma anche militanti e simpatizzanti di un partito, il Prc, che probabilmente tra pochi giorni non sarà più il loro. Ma attenzione a parlare di scissione: un termine che non piace ai vendoliani. “Il problema non è restare o andar via dal partito – ha detto la Spiniello – perché non si può parlare di partito quando si rimane immobili”. Poi si è soffermata sulle lacerazioni intestine: “La Rifondazione di Ferrero ha messo in atto una preoccupante e anacronistica opera di restaurazione che spacca il partito sovvertendo anche i risultati congressuali. Siamo la maggioranza – si è interrogata – ma che senso ha rimanere in un gruppo spaccato dall’interno?”. Sulla stessa linea di pensiero Imbriano, che ha rinnovato il suo disappunto per le recenti dichiarazioni di Paolo Ferrero sulle vicende territoriali e ha dichiarato: “L’agibilità del Prc appare davvero compromessa, il partito è diventato il principale ostacolo al suo stesso progetto politico. La nostra a questo punto è soltanto una scelta obbligata”. Di posizioni unitarie contrapposte a quelle minoritarie ha parlato Peppe De Cristofaro. “Il nostro è un progetto politico ampio – ha precisato – per una sinistra capace di trasformarsi e ascoltare la gente. In Italia c’è bisogno di questo, perché il Pd e l’Idv sono insufficienti nel ruolo di opposizione al governo. Partecipazione e democrazia – ha aggiunto – sono i valori da perseguire”.

Archiviate le ragioni di una scelta, l’assemblea odierna ha rappresentato anche l’occasione per imbastire le prossime tappe del nascente soggetto politico. “Dopo Chianciano – ha informato Imbriano – partiranno le iniziative sui territori”. Un concetto sul quale si è focalizzata anche Cinzia Spiniello che ha ricordato: “C’è uno spazio a sinistra che va riempito, una folta schiera di persone che non si sente rappresentata dalle forze vigenti. Il nostro compito è quello di fornire la giusta rappresentanza a questa fetta di elettorato”. E nel complesso quadro politico in cui versa sul piano nazionale l’opposizione, è stato affrontato anche il discorso degli apparentamenti. Sd, PdCi, una parte dei Verdi: questi i soggetti a cui l’area Vendola guarda, stando a quanto espresso da Imbriano. Più complicato il rapporto col Pd: “La sinistra frantumata è di fatto un ostacolo al confronto”, ha detto il segretario provinciale. E a proposito di sinistra frantumata, Imbriano ha posto un ulteriore interrogativo: “Cosa resterà del Prc ora che in tanti ne usciranno?”. Per Rifondazione si prospetta inevitabilmente un periodo di generale riassetto sul piano nazionale come su quello locale. Stando alle vicende territoriali dovranno essere presumibilmente rivalutati e riordinati i quadri dirigenziali. Intanto per domani sera, con inizio alle 18.30, è previsto una nuovo incontro presso la Federazione di Avellino. A tenerlo, come ha informato Nando Todino, “gli esponenti dell’area Vendola che decidono di restare nel partito”. Un appuntamento che alimenta ulteriori dubbi: che impatto avrà questa scelta sugli equilibri del Prc che si appresta a ripartire? Che sia già spuntata la nuova spina nel fianco della, a quanto sembra, interminabile diaspora della Rifondazione Comunista? (di Eddy Tarantino)

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