I Popolari lanciano la sfida: “Dialogo con la parte sana della città. Basta incapaci e pastori”

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Marco Imbimbo – Ripartire dalla società civile per dare voce ai cittadini, soprattutto alle periferie. Ma la prima cosa è dire «basta trasformisti, opportunisti e traditori». Gli ex consiglieri comunali del gruppo “Avellino è popolare” lanciano la loro sfida verso le amministrative del 2019, con un obiettivo chiaro: i temi e le competenze vengono prima dei nomi.

E’ questo il recinto definito «morale» all’interno del quale dovranno maturare alleanze e candidatura a sindaco, a cui potranno partecipare tutti. Un recinto che servirà anche a tenere fuori «quei pastori che pascolano sull’interesse della città», come tuona Nicola Giordano, insieme a Nello Pizza, Alberto Bilotta, Modestino Verrengia e Raffaele Pericolo. Una conferenza in cui non sono mancati rimandi a Livio Petitto e Gianluca Festa, senza dimenticare chi, come Ettore Iacovacci e Adriana Percopo, ha abbandonato la coalizione di centrosinistra per tendere la mano all’amministrazione pentastellata. «I 5 Stelle dicono che non fanno alleanze politiche e queste cosa sarebbero?», ironizza Pizza.

Per contro, però, ci sono state parole d’elogio per altri ex consiglieri comunali come Lazzaro Iandolo o Luca Cipriano, a cui è andato anche un messaggio chiaro: per dialogare tutti insieme, è necessario che ognuno faccia un passo indietro. Insomma al tavolo del confronto, in vista delle prossime amministrative, non andranno avanzate immediatamente delle candidature a sindaco, queste vanno costruite insieme.

Prima di guardare al futuro, è giusto anche analizzare quanto accaduto la scorsa settimana con quella sfiducia che, l’ex capogruppo Nello Pizza, definisce «necessaria, piuttosto che continuare con un sindaco inesperto è meglio affidarci a un commissario. La principale colpa del sindaco è stata quella di non saper scegliere con chi accompagnarsi. Ha preferito farsi circondare da persone che avevano altri obiettivi».

Alle prossime elezioni bisognerà evitare di lasciare la città «in mano a persone incapaci», spiega Pizza e per riuscirci bisognerà puntare su «persone capaci e che abbiano conoscenza, ma anche una storia, che sia professionale o legata al mondo delle arti. Non come quasi tutti gli ultimi assessori di cui non sapevamo niente». Ma sarà anche necessario evitare che la città «ritorni in mano ai professionisti della politica, quelli che l’hanno danneggiata finora».

La  sfida delle prossime elezioni, quindi, sarà «mettere insieme tutte quelle persone capaci della nostra città – spiega Pizza – quella parte sana di Avellino che lavora e produce ogni giorno». E andranno evitate anche «le alleanze che non hanno senso – spiega Pizza. Per alcuni di loro erano di comodo, per altri era come salire su un autobus per arrivare a destinazione». Un mea culpa, quello di Pizza, che ammette di aver «scelto male i compagni di viaggio, alcuni si sono mostrati molto inaffidabili». Inoltre alcuni esponenti politici cittadini hanno già chiuso le porte al rinnovo di un’alleanza: «Petitto ha detto “mai più con i Popolari” mentre per Festa la sconfitta è colpa nostra. Forse dovremmo imparare da chi vince sempre – ironizza Pizza. In Aula, però, abbiamo avuto modo di confrontarci con persone molto capaci come Arace e Iandolo». Senza dimenticare il rapporto che si è instaurato con Luca Cipriano. «C’è sintonia sui programmi, già in campagna elettorale coincidevano su molti punti. Ma oggi è difficile dire se riusciremo a costruire qualcosa insieme».

La politica cittadina ha bisogno di una svolta perché «negli ultimi anni non si è capito dove andava la società, nonostante i segnali chiari che lanciava», spiega Alberto Bilotta chiudendo ai tempi delle «decisioni prese nelle segrete stanze. Bisogna amministrare con i cittadini, partendo dalle periferie. Oggi noi apriamo alla comunità e a tutte quelle persone che realmente conoscono i bisogni di Avellino perché li vivono sulla loro pelle. Vogliamo camminare insieme a chi ha a cuore solo la città, senza interessi personali».

Nicola Giordano sottolinea come l’amministrazione sfiduciata la scorsa settimana sia stata caratterizzata «dall’incompetenza», ma punta il dito contro chi ha preso «tutte le decisioni: un sottosegretario, un addetto stampa e un portaborse. Questo lo scrivono i simpatizzanti 5 Stelle sui social». Archiviata questa pratica, si inizia a guardare al domani, ma mettendo un punto fermo perché sul cammino di quel progetto politico che deve nascere non ci saranno più le persone «che utilizzano le istituzioni per interesse personale, basta con chi ha fatto del trasformismo uno stile di vita. Mai più accordi con chi di giorno siede in posto e la sera ne ha un altro. Lo hanno dimostrato prima con Foti, poi al ballottaggio e infine con Vignola».

Si punterà sul rinnovamento e «sulle persone serie, non dialogheremo mai più su chi ha pascolato sugli interessi della città. C’è chi ha provato ad usare l’azienda consortile come arma di ricatto verso il sindaco o chi ha barattato un voto sulle politiche sociali», denuncia Giordano. Il dialogo, insomma, sarà aperto solo a quella parte sana di città e alle esperienze civiche, ma al tavolo «nessuno deve sedersi mettendo avanti la propria candidatura – spiega Giordano. Per ragionare insieme dovremo fare tutti un passo indietro».

Un messaggio in parte indirizzato a Luca Cipriano con cui un discorso potrebbe essere intavolato, ma a patto che «nessuno venga ad imporre candidature». Difficile, al momento, ragionare con il Pd perché «prima deve fare chiarezza al suo interno», spiega Giordano che invece guarda principalmente alle «persone per bene, si devono riappropriare della città. La società civile deve entrare in politica e dare un contributo in un momento di grande difficoltà. Altrimenti ci ritroveremo con i soliti noti, come i pastori che vanno a pascolare sul PdZ».

«E’ arrivato il momento di dare risposte alla città – spiega Modestino Verrengia. I rioni popolari ci vogliono più vicini. Per le prossime elezioni immagino liste civiche che non guardino ai colori politici all’interno, ma al bene della città. Mi sono sempre battuto affinchè le periferie diventassero il centro della città, è il momento di concretizzarlo». Lino Pericolo approfitta della conferenza per spedire al mittente qualche accusa arrivata dai pentastellati: «Ci hanno chiamato codardi, ma in realtà lo sono loro. Non hanno voluto portare il dissesto in Aula. Sapevano da un mese che i revisori avrebbero consegnato la loro relazione entro il 4 dicembre, ma non hanno detto niente».

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