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I libri sull’Irpinia al XIII salone di Pisa

libri - cultura

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La storia di Montefusco, i personaggi di Rotondi e della Valle Caudina di Luigi Mainolfi, le monografie su Ariano e Torrioni di Lucio Fiore, e su Benevento e Pietradefusi di Dionisio Pascucci, ma sicuramente anche i nuovi studi su Salerno nel 1400, con le favole amalfitane e il Garum sulla rotta Salerno-Terracina, la faranno da padrone alla XIII Fiera Nazionale del Libro che di sta tenendo al palazzo dei congressi di Pisa, dopo il successo ottenuto dalla ABE a Catania con le Regine di Sicilia, Eboli con il libro di Michele Ceres sull’acquedotto di Caposele, a Sabaudia col testo sul Lazio Antico.

L’anticipazione del volume sul genio di Carlo Nazzaro scritto per ABE dal massimo critico letterario irpino vivente, quale è Fausto Baldassarre; i libri sull’Irpinia, il Sannio e il Rinascimento di Napoli e Firenze dell’editore Bascetta, sono la sintesi dei volumi che saranno presentati alla fiera nazionale del libro che si sta tenendo a Pisa da oggi a domenica.

Questi, infatti, sono alcuni dei volumi che saranno presentati al pubblico toscano dalla casa editrice Abe-Avellino di Arturo Bascetta, il quale, coi marchi Abedizioni e Abe Napoli, è l’unico editore avellinese a varcare la frontiera dell’antico Granducato di Toscana, i cui confini rinacquero dopo l’ecatombe provocata dal terribile terremoto del 1348.

Bascetta espone a Pisa le storie più significative pubblicate in questi anni sui paesi dell’Irpinia ma anche del Sud, Napoli, Caserta e Salerno di cui presenta i cognomi con il catasto onciario del 1700, essendo tutti ex luoghi del Regno delle Due Sicilie. Vi sono inoltre le collane sul Regno di Napoli e le Regine di Sicilia, i catasti onciari con gli alberi genealogici delle famiglie del 1700, ma sicuramente anche gli ultimi libri che vedono protagonisti gli autori locali che hanno riscosso un notevole interesse anche a Torino, come quelli di Edmondo Marra di Volturara, Michele Vespasiano di S.Angelo dei Lombardi, Michele Ceres di Caposele, Giovanna Cava, Giusepope Buonfiglio di Marzano di Nola, Ileana Parascandolo di Napoli, Gianni Romeo di Avellino e Maria Rosaria del Guercio di Portici, Gaetano Troisi di Tufo, Vincenzo Napolillo di Nusco, Lucio e Marco Fiore di Aiello e Atripalda, Maria Raffaella Rossi e Ubaldo Reppucci di Lapio, a cui si aggiungerà nei prossimi giorni ‘La corriera Azzurra’ di Ciriello di S.Angelo a Scala.

“Siamo presenti anche con vecchie edizioni ormai introvabili – dice Bascetta – con i contributi dei compianti Vittorio Sellitto di Avellino, Gianni Race di Pozzuoli, Angelo Cillo di Cervinara; scritti che si avvalgono delle presentazioni di professori universitari del calibro di Guido D’Agostino, Emilio Lungo, Paolo Momigliano Levi e di tanti altri, da Aosta ad Adria, dalle Eolie a Taranto, presenti nel Catalogo 2015 che sarà distribuito ai presenti”.

Il tour dei libri di Bascetta, partito da Francoforte, dopo aver fatto tappa in quasi tutti i paesi della costiera amalfina, dove ha festeggiato il 25esimo anniversario dalla fondazione della sua casa editrice, proseguirà poi per Campi di Lecce, per concludersi al Circolo della stampa di Avellino dal 26 dicembre al 3 gennaio 2016. Il catalogo della ABE ormai vanta oltre 300 pubblicazioni dal lontano 1990, anno di inizio dell’attività editoriale della casa editrice che registra collaborazioni in tutta Italia, dall’Istituto Nazionale per la Resistenza della Valle d’Aosta a quello Napoletano.

“E’ chiaro che a Pisa, in tempo di Rinascimento del Rinascimento, – conclude Bascetta – punteremo ancora sui volumi che hanno celebrato il 1861, con i tanti testi pubblicati, come “Golpe di Cavour”, “La fine del Regno delle Due Sicilie”, “Maledetto Garibaldi e la sua Italia”, “L’eccidio di Ariano”, “La presa di Benevento, “La caduta di Avellino”, “Il brigante Aniello Rinaldi”, “I briganti del Calore” e tanti altri che si sono aggiunti negli ultimi mesi. Dopo i tre giorni di Pisa, ci prepareremo per la Fiera di Lecce con volumi piacevolissimi come quelli sul viaggio della Regina Isabella de Balzo bel Salento, Maria Denghien Regiba di Taranto e quelli sulla Battaglia di Cetara, l’invasione turca di Barbarossa e i Principi di Salerno, da Lucrezia Borgia a Ferrante Sanseverino. Aver rinvenuto documenti e cronache coeve sulla distruzione del Castello di Salerno o sulla rinascita del Principato Ultra/Citra, fra Eboli e Lioni, dopo il terremoto del 1348, e ancor prima quello del 1088, è per me motivo di vanto che alimenta la ventata di rinnovamento portata dal revisionismo storico che spazza via le tesi sbagliate scritte da chi, involontariamente o forzosamente, ha mescolato la nascita dei paesi per dare un’origine romana anziché longobarda a piccoli oppidi dell’Alta Irpinia rifondati dai Longobardi e dagli Armeni, in fuga dalla costiera invasa dai Siciliani, dai Normanni del Papa, da qui il ‘de Lombardi’, cioè gli ultimi Longobardi del 1101 che videro l’arcidiocesi di Conza suffraganea di Salerno sotto il Principe Gisulfo”.

 

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