I commercialisti bocciano il decreto “Cura Italia”. Tedesco: “Provvedimenti inadeguati”

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“Comprendiamo benissimo le difficoltà di operare in una situazione di assoluta emergenza con l’obbligo di dover trovare soluzioni rapide ed efficaci, ma non possiamo essere soddisfatti del cosiddetto Decreto “Cura Italia”. Con queste misure la nostra economia non riparte, siamo fermi”.

Il Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Avellino, Francesco Tedesco, non nasconde la sua delusione per un provvedimento che non esita a definire “inadeguato, troppo debole per fronteggiare l’attuale crisi. In altri paesi europei, dove c’è una situazione meno critica della nostra, sono state messe in campo molte più risorse”.

Durissima la sua valutazione sulla decisione del Governo di prevedere una proroga di due anni per l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza per accertamenti. “Se lo Stato – precisa – riteneva di avere bisogno di più tempo per andare avanti con gli accertamenti sulle imposte a partire dal 2015, avrebbe potuto fare con tutta calma una norma specifica, anche perché fino a dicembre non scade nulla. Trovo immorale – incalza – inserire in un Decreto che si chiama “Cura Italia” una proroga di questo tipo che non è assolutamente di aiuto alle imprese, anzi le sottopone al rischio di un accertamento anche relativamente ad anni che, nel frattempo, si stavano per prescrivere”.

Bocciate anche le proroghe fiscali contenute nel Decreto, sia nel merito che nel metodo. “Mi sembra assurdo – continua il Presidente dei Commercialisti – prevedere delle proroghe a scadenze fiscali precedenti la pubblicazione del Decreto. Chi non si è fidato di articoli e anticipazioni giornalistiche ha comunque pagato, chi, invece, ha atteso il decreto si è trovato magari, non di rado, a beneficiare di una proroga di qualche giorno. Io capisco – continua Tedesco – che c’erano dei problemi di copertura di bilancio e non si poteva concedere la proroga a tutti, ma neanche è accettabile che si sia preso come indice il fatturato, un elemento che non è assolutamente indicativo della situazione di crisi di un’impresa“.

Il Presidente dell’Ordine professionale si sofferma poi sul capitolo dedicato alla cassa integrazione in deroga “che, in base al Decreto, può essere richiesta anche a partire dal 23 febbraio, ma solo in presenza di consultazione preventiva con il sindacato. Come è possibile immaginare una consultazione preventiva alla data del 23 febbraio se il decreto è stato pubblicato il 17 marzo?”, si chiede Tedesco.

“Siamo davvero al paradosso, all’improvvisazione. Avrebbero dovuto specificare che se un imprenditore intendeva beneficiare della cassa integrazione già a febbraio, o comunque prima della pubblicazione del Decreto, non doveva, evidentemente, essere vincolato alla consultazione preventiva. Ma, chiaramente, non è stato previsto”.

Per Tedesco il Decreto non sostiene lo sviluppo del Paese, “perché non sarà in grado, una volta superata l’emergenza, di ridare slancio ad un’economia ferma. A cosa serve sospendere le imposte per tre mesi? Qual è il vantaggio di una proroga di questo tipo? Cosa può cambiare in un lasso di tempo in cui molte imprese resteranno di fatto ferme al palo?”

Il Presidente dei Commercialisti di Avellino auspicava invece l’attivazione di provvedimenti moltiplicatori, in grado di dare rapido ossigeno al tessuto produttivo nazionale. “Sarebbe stato opportuno mettere in campo, ad esempio, una decina di opere pubbliche. Servivano interventi di questo tipo, di grande impatto. Ma così non è stato, si è deciso di puntare su interventi di respiro corto. Non è questa la strada giusta, così non si creano le condizioni per una nuova fase di sviluppo, necessaria – conclude – in una drammatica fase di recessione economica”.