La tradizione dei Battenti trova le sue radici nelle forme più esasperate del misticismo medioevale. A Monteforte, si rinnova l’appuntamento in occasione dei festeggiamenti della Madonna del Carmine. I “Battenti di Monteforte”, possono vantare un passato secolare, un primato indiscusso, attestato da un documento conservato presso l’archivio Segreto Vaticano. L’interessante notizia è contenuta in una relazione, fatta dal Vescovo di Venosa in occasione di una visita Apostolica eseguita nel settembre de 1630. In questa relazione, nella parte dedicata alla chiesa di S. Martino, leggiamo: Nell’altare sotto il titolo dei BATTENTI è eretta una confraternita dello stesso nome, vestita con sacchi, che viene retta da due Maestri, al presente Ottaviano de Stefano e Ottavio Jammello (Gimmelli n.d.r.), i quali con le elemosine che cercano, somministrano quanto è necessario allo stesso altare, e rendono conto della loro amministrazione alla fine dell’anno.Si esercitano secondo le proprie regole. La congrega prende parte alle processioni generali e, quando è chiamata, ai funerali, sotto il proprio vessillo e l’insegna del Crocifisso. Il documento è particolarmente interessante, in quanto per quello che ci risulta, in nessuna parrocchia della nostra diocesi esisteva una confraternita simile. Questa singolarità non deve meravigliare, in quanto la Chiesa Collegiata di Monteforte ha avuto nei secoli un’importanza rilevante, che l’ha posta sempre in un piano di alta dignità e considerazione nell’ambito di tutta diocesi. Il visitatore apostolico parla genericamente di confraternita “saccata” ma riteniamo sia doveroso dare un giusto significato al termine, precisando che con “sacco” si intendeva fare solo un riferimento “storico” all’antico abbigliamento; verosimilmente, già nel seicento, la confraternita adottava un costume che, ornato di particolari “parature”, presentava determinate caratteristiche. Non conosciamo quale fosse questo antico costume, né le antiche regole, nè l’originario vessillo con cui la confraternita era solita contraddistinguersi, ma qualche indizio potrebbe venire da una più mirata indagine fra i reperti della chiesa di S. Martino, attualmente oggetto di studio da parte della Soprintendenza. Per quanto riguarda la storia più recente di questa antica tradizione, bisogna come antefatto, risalire al 10 agosto del 1934, anno in cui ebbe vita la prima manifestazione dei, “Battenti di S. Filomena”. Alcuni giovani Montefortesi, vollero aggregarsi a quella comitiva. Per circa tre anni, questi giovani parteciparono ai riti celebrati nella ricorrenza di S. Filomena, fino a quando, nel 1938, per iniziativa di Francesco della Bella, Modestino Ercolino ed altri, venne loro l’idea di istituire nel proprio paese questo culto. Il giorno prescelto fu il 16 Luglio,riccorrenza della Madonna del Carmine. Uno sparuto manipolo di fedeli, in mutande bianche a dorso nudo e con frustino fra le mani, che aveva solo un carattere simbolico, dal Duomo di Avellino, saltellando a piedi scalzi, giunsero alla chiesa del Carmine di Monteforte, dove il parroco celebrò la S.Messa Da allora questa forma di culto popolare si è tramandata di generazione in generazione. Certo l’organizzazione si è andata progressivamente affinando,grazie anche alla collaborazione delle autorità civili e religiose, ma intatto è rimasto il vecchio entusiasmo, inalterate le intime motivazioni che rinnegano ogni forma di esibizionismo o di eccessiva esaltazione. Vediamo adesso in maggiori dettagli quale sia la “giornata dei battenti”: La sera del 15 luglio ogni partecipante adempie al dovere della confessione. La mattina, del 16, di buon’ora, dopo aver ascoltato la S. Messa nella chiesa parrocchiale di S. Nicola, i battenti, nella divisa usuale, ma senza indossare la fascia, si recano in “ordine sparso” al luogo del raduno, che in questi ultimi anni è stato la via Macchia di Avellino. In questa fase i battenti non devono sottostare ad altra regola, se non quella di evitare luoghi frequentati, in quanto quel procedere disordinato ed inevitabilmente vociante sarebbe in contrasto con “il religioso silenzio” , e la “marcia ordinata”, che di li a poco dovranno imporsi. A tale scopo, generalmente, si preferisce il seguente itinerario: via dei Piani – Molinelle – Rivarano – Infornata Macchia. Verso le ore 8,30 il “capo battente” al suono della trombetta, da l’ordine di marcia. Precede la comitiva un giovane con un vessillo recante impressa l’icona della Madonna del Carmine. In doppia fila si svolge la lunga teoria di fedeli: avanti i più giovani, dietro le donne e via via i più adulti. A vari intervalli, i veterani, al centro della strada regolano l’andatura. Giunti in prossimità di Alvanella, i fuochi pirotecnici interrompono per pochi minuti la marcia; i battenti si inginocchiano in raccoglimento. Al suono della trombetta,riprendono il cammino nella consueta andatura. Giunti all’inizio del paese, le mamme e le spose porgono loro dei fiori: è l’omaggio alla Madonna. A questo punto à consentito aggregare alla comitiva i più piccoli. Dopo aver percorso via Loffredo e Corso V. Emanuele, si procede verso la Portella dove è situata la chiesa della Madonna del Carmine. Nei pressi della chiesa, i fedeli percorrono in ginocchio alcuni metri, fino alla statua della Madonna, dove con l’offerta dei fiori e il bacio del manto, si conclude il rituale. Inevitabilmente il volto è stanco, contratto dalla fatica, ma pur tuttavia in esso si può leggere lo stato di grazia e di soddisfazione di chi ha compiuto quel sacrificio nell’estrema speranza di vedere realizzato un desiderio, che nessuna forza umana ha potuto o potrà mai soddisfare.