Greci: Il Dramma di San Bartolomeo, una tradizione centenaria

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Il 25 agosto, il piccolo borgo di Greci, in Irpinia, si trasforma in un palcoscenico di fede e tradizione per la festa patronale di San Bartolomeo Apostolo. In giorno unico, uno dei momenti più attesi e significativi per la comunità locale, che non solo si riunisce per celebrare il proprio patrono, ma anche per rafforzare un attaccamento profondo alle proprie radici culturali.

Uno degli eventi più emblematici della festività è il “Dramma Sacro di San Bartolomeo Apostolo”, una rappresentazione teatrale che si ripete da circa un secolo e che affonda le sue origini addirittura nel Medioevo. Quest’opera drammaturgica, a metà tra il tragico e il lirico, veniva inizialmente improvvisata da attori locali già diversi secoli fa, mantenendo così viva una tradizione che resiste al tempo. La prima versione scritta del dramma risale al 1881, grazie all’opera dell’Abate Luigi Lauda, poeta e scrittore di Greci. L’attuale versione, invece, è stata composta nel 1913 e successivamente pubblicata nel 1941 a New York, grazie all’iniziativa degli emigrati grecesi.

Il Dramma Sacro si snoda attraverso cinque atti, in cui i figuranti, vestiti con abiti d’epoca, rievocano i momenti salienti della vita di San Bartolomeo Apostolo: la missione e l’arrivo in Armenia, la cattura, la condanna al martirio e, infine, la sua apoteosi. Rappresentazione che non è solo un tributo al Santo Patrono, ma anche un rito di ritorno alle origini, un momento di profonda partecipazione che coinvolge tutta la comunità di Greci, compresi coloro che, emigrati in altre parti del mondo, ritornano ogni anno per rinnovare la loro fede e la loro riconoscenza.

La festa di San Bartolomeo è un’esperienza che profuma di cultura, tradizione e storia. Gli abitanti di Greci, appartenenti anche alla minoranza linguistica arbëreshe, si sentono profondamente legati a questo patrimonio culturale, un legame che si manifesta in ogni canto, in ogni preghiera e in ogni passo della processione dei simulacri del Santo Patrono e della Madonna del Caroseno.

Un esempio vivente di come la tradizione possa essere un ponte tra passato e presente, un filo che unisce generazioni e che rafforza il senso di appartenenza a una comunità che, nonostante le difficoltà del tempo, continua a mantenere viva la propria identità culturale e linguistica.