ROMA- “Se noi pensiamo alla mafia in senso stretto no. Se apriamo un’indagine per associazione mafiosa o per traffico di stupefacenti non riguarda questi 45 giorni. Però io non ho la visione di compartimenti stagno. Perché certa pubblica amministrazione e il mondo delle professioni non è disgiunto dalle mafie o da certa politica. I reati contro la pubblica amministrazione: corruzione, concussione e peculato, sono dei reati che stanno gomito a gomito da un lato con certa politica dall’altro con certa mafia”. E’ cosi’ che il Procuratore della Repubblica di Napoli Nicola Gratteri ha risposto a Riccardo Iacona nel corso della puntata di PresaDiretta sulla “Mafia dei soldi” ed in particolare alla domanda relativa al Ddl Zanettin, già passato al Senato e per alcuni esponenti della magistatura, dal presidente dell’Anm Santalucia al magistrato Nino Di Matteo, un provvedimento che mette a rischio anche le indagini di mafia. Per Gratteri il discorso dei reati di mafia e pubblica amministrazione non si può disgiungere:
“Per cui- ha spiegato il Procuratore di Napoli- dire che non si toccheranno le intercettazioni che interesseranno le mafie e il terrorismo non è sufficiente. E’ superato questo concetto. Perché devo poter utilizzare intercettazioni che riguardano la pubblica amministrazione. Lasciamo stare il regalo dell’abolizione dell’abuso d’ufficio, che è un regalo come minimo per i raccomandati. C’erano 4000 condanne. Il Ministro ha detto che il 95% dei reati per abuso d’ufficio venivano assolti. Non è vero. Allora anche il reato del rave party dobbiamo abolirlo, perché non ci sono più. Se un cittadino fa una denuncia circostanziata nei confronti di un sindaco, per capire se realmente c’è stato questo abuso d’ufficio devo iscrivere il sindaco a notizie di reato, la Finanza fa le indagini e dopo tre mesi fa un informativa e dice: non c’è abuso d’ufficio. In tutto questo giro il sindaco non sa neanche di essere stato indagato. Nella statistica entra come archiviato, ma non è stato assolto. Per cui, quando si danno i numeri bisogna spiegarli, perché altrimenti l’opinione pubblica viene ingannata dall’idea che ci sono 100 processi e 95 assolti. Mafia e pubblica amministrazione sono a stretto contatti e non si possono disgiungere”. “Noi abbiamo sottovalutato le mafie, chi ci ha governato negli ultimi anni non ha programmato e non ha pensato a quello che sta accadendo oggi. Da un paio di mesi non si parla di altro che dell’informatica che è un colabrodo. Di tutta la rete della pubblica amministrazione italiana che è un colabrodo. Abbiamo visto in indagini recenti come è stato possibile entrare nel dominio del Ministero di Grazia e Giustizia, un hacker di meno di 24 anni, sono stati bravi i colleghi e la polizia giudiziaria che hanno lavorato per un anno intero, hanno aspettato il momento giusto, non bastava avere solo in mano l’ordinanza, perche dal punto di vista tecnico era importante quando tutto era acceso. Il dark web è il futuro delle mafie. I più grandi broker delle mafie comprano cocaina stando seduti su una poltrona. Con un software dedicato e’ possibile ordinare duemila chili di cocaina senza andare nella Foresta Amazzonica. Non capisco quando qualcuno dice che bisogna tornare ai pedinamenti, si sta esagerando con le intercettazioni. Ma se io vi dimostro che nel dark web e’ possibile comprare tutto ciò che c’è di illecito, uccidere una persona, comprare moneta elettronica. Non lo possiamo pedinare. Ancor prima che arrivassi a Napoli, abbiamo documentato come la ndrangheta avesse assoldato hacker tedeschi e rumeni per effettuare transazioni finanziarie in tre continenti contemporaneamente. Il loro problema è come dimostrare la liceità di quei patrimoni e noi stiamo ancora a discutere se le intercettazioni costano molto e quale è il danno. La Procura di Napoli nel 2023 ha speso cinque milioni di euro e noi abbiamo sequestrato circa 197 milioni. Lasciamo per un attimo il motivo per cui sono nate le intercettazioni, trasfirmiamolo in un dato economico: lo Stato ci guadagna. Le intercettazioni costano tre euro al giorno. Ma ammesso che servano i pedinamenti, con chi dovrei farli, visto che mancano migliaia di uomini e donne alle forze dell’ordine?”. Droga e sangue, telefoni criptati e fiumi di denaro, sentieri del narcotraffico e grattacieli lussuosi, persino un’isola di fronte a Dubai, oggi sequestrata dallo Stato italiano. Sono tante e inaspettate le sfaccettature dell’holding internazionale della criminalità organizzata. Dalla Triple Frontera in Sudamerica ai mercati finanziari. Sono i temi della puntata (ancora in corso) di PresaDiretta, che nella prima parte ha visto partecipare il Procuratore della Repubblica di Napoli, che insieme ad Antonio Nicaso, nel “Grifone” ha trattato proprio dell’importanza delle nuove tecnologie per le mafie, compresa la camorra e la ndrangheta. Rispetto al lavoro documentato anche con immagini inedite dagli inviati di PresaDiretta, in particolare nella sede della polizia francese che conduce le indagini tecnologiche contro il traffico mondiale di droga, ha invocato una presa di coscienza e riforme che tengano conto della realta’ criminale transnazionale: “Sono importanti le riforme normative- ha spiegato Gratteri evidenziando quanto aveva spiegato il comandante di una della sezioni del Ros intervistato- Perché quello che è stato fatto in Olanda ed in Francia in Italia non si poteva e non si può fare. Intanto siamo indietro dal punto di vista tecnologico. Ricordo venticinque anni fa, gli olandesi, i francesi e i tedeschi venivano in Italia da noi ad imparare le tecniche di indagine e conoscere le mafie. Oggi noi di Anome, di queste operazioni abbiamo usufruito di ventimila file audio e video. Quindi noi abbiamo ricevuto quel materiale sequestrato. Sono stati i francesi, gli olandesi, i tedeschi a bucare, ci hanno mandato i file su cui stiamo lavorando. A me pare umiliante, perché ho iniziato a lavorare nel 1986 e so in questi decenni cosa era l’Italia dal punto Investigativo nel Mondo. Noi abbiamo partecipato a riunioni dove c’erano 16 paesi del Mondo, compresa Dea ed Fbi a Washington che ascoltavano. Oggi aspettiamo il Procuratore di Rotterdam che chiama e ci dice: buongiorno, come sta? Le mandiamo ventimila file audio. Noi dobbiamo modificare le norme. Quello che è stato fatto in Francia lo possiamo fare. Perché noi in Italia dobbiamo spiegare in udienza come abbiamo fatto ad entrare. Altri Stati hanno utilizzato tecnologie militari per entrare, noi no. Questo sembra un film. O abbiamo il coraggio, la volonta’ , la libertà di creare un sistema giudiziario proporzionato a questa realtà criminale oppure continueremo a parlarci addosso e a guardare gli altri che fanno. Noi siamo diventati spettatori o fruitori finali di pezzi di indagini che fanno gli altri. Noi da sempre abbiamo collaborato e collaboriamo con gli stati di tutto il mondo. Molti addetti ai lavori non sanno di cosa stiamo parlando. Ci sono molti, in posti importanti, che non sanno cosa sia il dark web”.
Aerre
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