“Gli indumenti ritrovati non erano sporchi di sangue e non sono di mio padre”. Caso Manzo, tutto da rifare

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“Gli indumenti ritrovati non erano sporchi di sangue e non sono di mio padre”. Caso Manzo, tutto da rifare. Sembra davvero di assistere al gioco dell’oca in questo giallo irpino, in cui, ad oggi, c’è solo una certezza: la scomparsa di un uomo di 71 anni, di cui si sono perse le tracce dalla sera dell’8 gennaio 2021.

Ieri, come si sa, circa 30 uomini tra carabinieri, vigili del fuoco e carabinieri forestali, hanno battuto in lungo e in largo alcuni luoghi di Prata Principato Ultra, ovvero la stazione ferroviaria e la zona della chiesa dell’Annunziata, a caccia di elementi utili per capire che fine abbia fatto Domenico Manzo. Sono ritornati sugli stessi luoghi che furono già ispezionati oltre un anno fa. Molto probabilmente, avevano – forse hanno – in mano, cose più precise e specifiche.

Al termine delle ricerche durate oltre due ore, le forze dell’ordine hanno portato via una scarpa, un calzino, una maglia ed un pantalone. Questa mattina è stata convocata, presso il comando provinciale dei carabinieri di Avellino, la figlia di Domenico, Romina Manzo, e suo fratello Francesco, accompagnati dal loro legale di fiducia, l’avvocato Federica Renna.

“Nessun indumento appartiene a mio padre. Non erano insaguinati, solo sporchi di ruggine”, ci dice Romina all’uscita. “Sono un po’ delusa, ero ottimista, speravo che emergesse qualcosa di utile. Ma devo dire comunque grazie alle forze dell’ordine per l’impegno che stanno profondendo. Mi hanno detto che non si fermeranno e stesso oggi invierò loro alcune foto di mio padre di quella sera”.

“Ricordo perfettamente – aggiunge Romina – che mio padre indossava una camicia chiara, bianca, un maglione a strisce, colorato, un pantalone color panna un po’ largo, delle scarpe di ginnastica bianche che gli avevo regalato io ed un bomberino bianco chiaro. Tutto quello che hanno mostrato a me e a Francesco stamattina, non assomigliava a niente di tutto questo”.