Lo scorso 15 giugno, gli Alunni del Liceo Classico “Rinaldo D’Aquino” (plesso di Nusco) hanno partecipato agli Stati Generali della Conferenza sul Futuro dell’Europa.
L’importante confronto si è svolto nel Palazzo Brancaccio a Roma, dopo più di un mese dalla
consegna del rapporto finale della Conferenza ai Presidenti di Commissione, Parlamento e
Consiglio europei, avvenuta a Strasburgo lo scorso 9 maggio. I lavori conclusivi sono stati il
risultato di un innovativo esperimento di partecipazione democratica al cui fecondo esito il nostro Paese – anche attraverso l’intervento degli alunni irpini guidati dalle professoresse Antonella Prudente ed Emilia Iuliano – ha concorso fattivamente e con grande impegno, tanto da essere tra i primi Stati membri per volume di contributi inseriti sulla piattaforma digitale multilingue della Conferenza.
Il dichiarato obiettivo degli Stati Generali è quello di condividere idee e di promuovere
iniziative per partecipare al rinnovamento, alla crescita e al rilancio dell’Unione Europea,
nell’ambito dei seguenti macrotemi: cambiamento climatico e ambiente, salute, giustizia sociale e occupazione, l’UE nel mondo per l’affermazione dei valori e dei princìpi della liberal-democrazia e dello stato di diritto, trasformazione digitale per tutti, integrazione dei migranti e, soprattutto, istruzione e sport.
Gli studenti irpini hanno sottolineato preliminarmente la necessità che l’Europa attui un programma integrato di maggiori e strutturali investimenti nella ricerca tecnico-scientifica, in particolare in campo medico e per combattere malattie come i tumori e l’H.I.V. In tale ambito, come sta dimostrando la guerra russo-ucraina (purtroppo ancora in corso), lo sforzo più intenso e impellente è richiesto nel settore dell’energia, che è – ovviamente – strettamente collegato alla questione della degenerazione climatica e della crisi ambientale.
La proposta della Scuola Irpina è quella di rendere prevalente e incrementare la produzione energetica “pulita”, sfruttando l’energia cinetica, mareomotrice e bioenergetica; e, correlativamente, di abbattere i costi climatico-ambientali che hanno connotato fino a questo momento la erogazione energetica.
L’altra istanza propositiva degli spigliati discenti irpini ha riguardato l’urgenza di un vero sviluppo delle cosiddette aree interne. Si è trattato dell’ineludibile grido di allarme, proveniente da chi ai “territori dell’osso” non solo appartiene, ma è anche fortemente determinato a restarvi, con la consapevolezza che il temuto destino di spopolamento e di desertificazione non è irreversibile.
I giovani proponenti hanno espresso in proposito la convinzione che soltanto attraverso la
diffusione e la permanenza dei presidi culturali, segnatamente delle scuole primaria e secondaria, e l’incentivazione delle attività intellettuali volte alla costruzione di una società della conoscenza, possa contrastarsi e risolversi il depauperamento demografico delle aree interne, e dell’Irpinia in particolare. Hanno parlato anche della necessità di riorganizzazione più funzionale del sistema dei trasporti, richiamando l’attenzione della Politica sulla insostenibilità di linee di collegamento ferroviario e stradale che hanno privilegiato gli assi verticali costieri, a danno del raccordo est-ovest ossia tra il Tirreno e l’Adriatico.
Molto significativa è infine la estromissione, dalla matura e concreta riflessione dei giovani irpini, della questione meridionale. È sicuramente indice di emancipazione culturale l’avvenuta presa d’atto che il Meridione in quanto tale non può e non va più affrontato quale “problema” autonomo dell’Italia.
Infatti, il presente e il futuro prossimo ci consegnano due scenari di divario tecnologico che
prescindono dalla collocazione geografica; o meglio che non ne sono direttamente condizionati. Si versa nel caso del knowledge gap, ossia letteralmente del “divario di conoscenze”; e del digital divide cioè il “divario digitale”. Il primo, di rilievo strategico intersettoriale, indica la disuguaglianza dell’informazione, delle conoscenze e del sapere (tra chi sa e chi non sa), che è – oggettivamente – una situazione di analfabetismo funzionale suscettibile di riduzione solo attraverso interventi strutturali sul sistema educativo e formativo. Il secondo definisce il grado di separazione nell’accesso a internet e nell’uso delle tecnologie informatiche. Come tale, è una divergenza passibile di più facile soluzione infrastrutturale.