Giovanni D’Ercole: inadeguato il Vecchio PUC, occorre una svolta.

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piazza amendola Avellino
piazza amendola Avellino

Dopo le interviste all’assessore all’Urbanistica Ugo Tomasone ed all’ex vice-sindaco dell’Amministrazione Di Nunno Antonio Gengaro, prosegue il nostro approfondimento sul futuro della città di Avellino e sugli aspetti legati all’Urbanistica. Oggi ospitiamo l’intervento di Giovanni D’Ercole,  esponente del centro destra. (L.S.)

La discussione sull’urbanistica nella nostra città risente, purtroppo, della superficialità e dello sloganismo ai quali ormai la politica ci ha abituati.

Pertanto, ci vengono ripetute frasi fatte che praticamente nulla hanno a che fare con la nobile arte della programmazione del territorio urbano.

Non ha, infatti, alcun significato dire “basta cemento” o amenità similari se tutto non viene preceduto da una seria analisi di contesto che, almeno ad Avellino, è sempre mancata.

Non possiamo non svolgere, dunque, una valutazione sul nostro attuale strumento urbanistico, il PUC di Avellino: esso è – a mio modesto avviso – vecchio, inadeguato, scisso dalla realtà cittadina, in molti casi irrealizzabile e, comunque, irrealizzato.

Il Piano Urbanistico Comunale è vecchio perché è stato concepito all’inizio degli anni Duemila, ai tempi del sindaco Di Nunno, in una prospettiva completamente diversa: basti pensare che ancora non c’era la legge regionale urbanistica che ha disciplinato i piani urbanistici comunali.

L’attuale PUC è nato già vecchio in quanto altro non è stato che una riedizione aggiornata molto male del PRG cosiddetto “Cagnardi 1”, che costò tra l’altro la defenestrazione proprio del sindaco Di Nunno.

A quindici anni dalla sua concezione sarebbe necessario, logico e doveroso svolgere una riflessione per fare un bilancio di questa pianificazione.

Tale bilancio non viene redatto per un semplice motivo: non potrebbe che essere l’attestazione del fallimento del modello di gestione della città che ha visto nel senatore Mancino il suo principale ispiratore e nei suoi epigoni i realizzatori.

Il Piano è risultato del tutto inadeguato in quanto immaginato in aperto contrasto con quelli che sono i principi ispiratori di una buona pianificazione urbanistica: come si può immaginare di pianificare il futuro di una città come Avellino – cuore di una conurbazione della quale fanno parte senza soluzione di continuità Mercogliano, Monteforte, Atripalda, Aiello, Montefredane – senza tener conto degli apporti in termini di cinematica, di flussi demografici, di esigenze sociali, di servizi, di elementi aggregativi che la cosiddetta Area Vasta impone ?

L’attuale PUC è stato immaginato come un elemento a se stante, senza tener minimamente conto degli altri 50.000 avellinesi che, pur se non residenti ad Avellino, la popolano e la utilizzano.

Dalla sua inadeguatezza discende la totale assenza di una pianificazione capace di dare risposte alle esigenze dei cittadini avellinesi: spazi aggregativi fruibili, reti stradali coerenti con i flussi cinematici esistenti, bisogni abitativi, necessità di una rigenerazione urbana in zone centrali e degradate (basti pensare allo scempio di via Francesco Tedesco).

A fronte della sua inadeguatezza, il Piano è irrealizzato e, quindi, ormai irrealizzabile: basti pensare a quelli che dovevano essere gli elementi caratterizzanti, le famose “strade parco”, i “grattacieli” (di dieci piani…) che avrebbero dovuto restituire un nuovo skyline alla città, il parco del Fenestrelle…

Purtroppo, il PUC ci ha lasciato, invece, la continuità di uno sviluppo urbanistico senza regole, con palazzetti nati nei giardini cittadini, con la continuazione dell’arrembaggio alle colline di Avellino e senza una prospettiva di rigenerazione urbana.

Rispetto a tanti errori credo che sia arrivato il momento di redigere onestamente il bilancio di quello che è successo e procedere quanto prima ad una nuova pianificazione capace di declinare le esigenze della città con le parole d’ordine di uno sviluppo moderno ed ecocompatibile, chiamando anche l’imprenditoria locale ad una sfida per restituirci una città più nuova, più sicura, più verde, più bella, insomma più vivibile.

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