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“Shoah? Non dimentichiamo rom e omosessuali… Gli stermini di massa continuano”

Giorno della memoria? Erroneamente questa giornata ricorda soltanto lo sterminio degli ebrei”, tuona Moni Ovadia, intervenuto ad un incontro pubblico nel foyer del Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino, organizzato in collaborazione con l’assessorato alle Politiche Sociali guidato da Marco Cillo e che ha visto la presenza degli studenti delle scuole della provincia di Avellino.

Il noto drammaturgo, cantante e scrittore, in occasione della Giornata della Memoria, ha parlato alla platea irpina:

“Dobbiamo cambiare questa prospettiva – dice – Io direi più giorno delle memorie, anche limitandoci semplicemente a quel periodo sono stati molteplici gli stermini di massa, se poi ci estendiamo al ‘900 allora questo numero aumenta ancora. Io sono nato nel ’46 da famiglia ebraica in Bulgaria, anche se sono cittadino italiano, e sono stato fortunato in quanto il popolo bulgaro ha deciso di non lasciare ai nazisti di deportare ebrei, si è opposto grazie alla Chiesa ortodossa e ai partigiani, ma anche a livello politico. Questo è successo soltanto in Bulgaria e Danimarca, che hanno fatto quello che le altre nazioni europee non hanno avuto il coraggio di fare. Oggi la Shoah è strumentalizzata per altri scopi, questo giorno piano piano si sta trasformando nel giorno della falsa coscienza e della retorica, si è passati dallo sterminio degli ebrei all’israelizzazione della Shoah. Politici furfanti hanno visitato i lager poi poi uscirne e sentirsi israeliani, nessuno si è mai sentito rom (oltre 500 sterminati solo ad Auschwitz) o omosessuale o antifascista o slavo o menomato.

Moni Ovadia al teatro Gesualdo di Avellino

Distinguere fra le vittime è uno schifo, gli uomini sono uguali, come scriveva Primo Levi che ha intitolato il suo capolavoro “Se questo è un uomo”, non se questo è un ebreo. Noi italiani siamo specialisti in retorica e falsa coscienza. Italiani brava gente? Sì, allora c’era tanta brava gente in Italia e c’è ancora oggi, ma non si può dire che l’intera nazione era composta da brava gente, all’epoca c’era il fascismo, che si è reso partecipe del genocidio. Sterminio di massa dell’Etiopia con i gas, ad esempio, con il generale Badoglio: 135 mila civili innocenti morti. Basta leggere la cronaca di Luca Pavolini. Per non parlare delle terre dell’ex Jugoslavia, bisogna fare i conti con quello che è stato, come hanno fatto i tedeschi, chapeau, cosa che non è stata per gli italiani e per gli austriaci o per i giapponesi.

Il giorno delle memorie: omicidio degli armeni, lo sterminio delle Filippine, i desaparecidos in Argentina, il genocidio della Cambogia. L’Europa ha solo fatto i propri interessi, anche nel periodo della guerra in Jugoslavia, dove gente che andava a scuola insieme ha iniziato ad uccidersi a vicenda.

Io voglio stare in esilio finché vivrò, questo è il mio paese ma non la patria, di patria non ne voglio avere. La memoria deve servire ad edificare presente e futuro, altrimenti è vuoto celebrativismo. Racconto questo ai ragazzi perché le loro vite non subiscano tutto questo e per fare questo bisogna bandire la fase conscienziale retorica, bisogna parlare di adesso, la mentalità degli stermini di massa non è fatto finita.

Il mare Mediterraneo è una fossa comune, il diritto di residenza universale non c’è. Le guerre umanitarie e per la democrazie continuano, i vietnamiti hanno avuto 3 milioni di morti, per una guerra mai dichiarata dagli Stati Uniti. Senza fare discorsi ideologici, vogliamo parlare dell’Iraq e dell’Afghanistan: Bush e Blair due criminali di guerra, hanno scatenato una guerra su pretesti falsi, con il risultato di fare un centinaio di migliaia di morti civili innocenti. I soldati non muoiono nelle guerre, muoiono i civili, sono i dati dell’ONU a dirlo. C’è l’Isis ma siamo stati noi a scatenarlo. Bisogna uscire dalla falsa coscienza e per dire queste cose io ho pagato il mio prezzo: non mi fanno più scrivere per giornali o dirigere teatri, ma non importa perché c’è qualcuno che deve dire in faccia queste cose e se devo essere io ben venga, ho 70 anni e guardo più al futuro dei giovani che al mio.”

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