Giorno del Ricordo, tutte le vittime irpine delle Foibe

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Foibe, una parola che non avrà lo stesso appeal di Shoah, ma nei grandi inghiottitoi tipici della regione carsica e dell’Istria ci fu uno dei più grandi eccidi ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia. Il periodo storico è la seconda guerra mondiale e l’immediato dopoguerra, nell’ambito della secolare disputa tra italiani e le popolazioni slave che occupavano le terre dell’Adriatico orientale. Vi erano inoltre diverse lotte intestine tra i popoli che vivevano nella zona e si parla di foibe anche nelle grandi ondate epurative jugoslave del dopoguerra, che colpirono centinaia di migliaia di persone in un paese nel quale, dopo il crollo della dittatura fascista, andava imponendosi quella di stampo filo-sovietico, con mire sui territori di diversi paesi confinanti.

La cosa più terrificante è che tutti quelli che si opponevano all’espansionismo comunista slavo, propugnato da Josip Broz – meglio conosciuto come Maresciallo Tito  venivano scaraventati in queste voragini rocciose a forma di imbuto dette, appunto, foibe.

Le vittime dei titini venivano condotte nei pressi di queste fosse per poi essere legate le une alle altre da un filo di ferro, poi i massacratori sparavano al primo di ogni fila in modo che tutto il cordone sarebbe caduto nelle foibe. Si parla addirittura di 15mila vittime, anche se gli storici sono riluttanti a dare una cifra precisa in quanto al numero si dovrebbero sommare i caduti finiti nelle prigioni di Kočevje, dove i corpi venivano fatti sparire.

Tra le vittime anche tantissimi irpini, di cui per la maggior parte erano militari o membri delle forze dell’ordone. Trattasi di Michele Caso, militare, Tommaso Clericuzio, sottotenente medico, Angelo De Gruttola, militare, Agostino Formato, carabiniere, Raffaele Giordano, guardia scelta, Angelo Grasso, finanziere, Gabriele Graziano, militare, Domenico Jannarone, finanziere, Antonio Sebastiano, militare, Filippo Numis, ispettore di Atripalda, Alfonso Iasiello, militare, del civile Eduardo Rossi (questi ultimi due di Altavilla), dell’atripaldese Carmine Ruocco, fuciliere di marina, Pellegrino Molinaro, militare e di Raffaele Perongini.

La lista continua con Luigi Napolitano, militare di Baiano, Guido Valente, guardia, Pasquale Grieco di Bonito, Raffaele Frieri, militare di Cairano, Gentilella LeoneAngelo Dragonetto di Calabritto, Giovanbattista Fabiano e Paolo Clemente, militari di Carife, Giovanbattista Mele, militare di Cervinara, Arcangelo Ferullo, militare di Chiusano, Francesco Cataruotto, Salvatore De Luca, Pietro Pastorella (gli ultimi tre militari di Grottaminarda), e ancora… Gaetano Romano, guardia, Carmine Ruggiero, militare di Lauro, Alfredo Sorrentino, militare di Melito, Nicola D’Ambrosio, bersagliere, Mario Scala, militare di Mirabella, Emilio Martignetti, militare di Montefalcione, Luigi Francipane, militare di Monteforte, Nunzio Guerriero, militare di Montefusco, Francesco Colella, militare di Montemiletto, Luigi Landi, militare di Montoro, Pasquale Colarusso, guardia di Pietradefusi, Felice Colucci, militare di Pietrastornina, Emanuele Bavaro, militare di Pratola Serra, Angelo Americo Amato di San Martino e Michele Rinaldi, militare di San Nicola Baronia.

I militari savignanesi Dionisio D’ApiceEnrico Fino, Giuseppe Abazia e Luigi Maglione, poi Giuseppe Guarino, bersagliere di Serino, Nicola Stanco, fuciliere di Vallata e infine Vincenzo Del Vecchio, militare di Zungoli.

A questi si aggiungono Giovanni Andreotti, anch’esso avellinese – agente della Buoncostume – che fu fucilato nella piazza di Zara e Alfredo Jannarone Paronitti, ricoverato all’ospedale militare di Cormons, la mamma andò a salvarlo, ma entrambi vennero sorpresi e rapiti dagli uomini di Tito.

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