AVELLINO- Aveva omesso di indicare nella dichiarazione per ottenere il Reddito di Cittadinanza l’uso e la ricarica di carte prepagate per una cospicua somma. Documentati circa 300mila euro nel corso del periodo di percezione del Reddito. Per questo motivo una venticinquenne avellinese, che tra aprile 2019 e settembre 2020 aveva percepito circa 12.600 euro della misura di sostegno, era finita nei guai per indebita percezione di erogazioni pubbliche e per il reato previsto proprio nell’ambito del decreto relativo al Reddito di Cittadinanza.
Il Tribunale di Avellino l’ha mandata assolta “perchè il fatto non sussiste” da entrambi i capi di imputazione per cui era finita a processo. Verosimilmente, ma bisognerà attendere le motivazioni della sentenza emessa dai giudici del Tribunale di Avellino, è passata la linea della difesa della donna, assistita dal penalista Danilo Iacobacci, per cui i proventi e i flussi del gioco non costituiscono reddito e quindi non andavano comunicati, come invece contestato, all’Inps in sede di istanza. Si tratterebbe di una delle prime sentenze sul Reddito di Cittadinanza che riconoscono questo principio. I proventi del gioco non sono reddito? Molto importante in questa chiave sarà dunque la motivazione della sentenza.