Giallo di Serino, i familiari di Pelosi contro l’archiviazione: continuate ad indagare

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Venti pagine per ribaltare la richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla morte di Giovanni Pelosi, avvenuta nella notte del 2 maggio 2021 in Via Vicoletto I Ferrari nella omonima frazione della cittadina della Valle del Sabato. Arriva l’impugnazione alla decisione della Procura di Avellino da parte dei familiari di della vittima. La mamma, la sorella e la moglie, tutte rappresentate dall’avvocato Nicola D’Archi, hanno infatti formalizzato opposizione alla richiesta da parte del pm Cecilia Annecchini, il magistrato che ha condotto le indagini, di archiviare l’accusa di omicidio nei confronti dell’indagato (difeso dagli avvocati Michela Pelosi e Raffaele Tecce).

IL FATTO
La vicenda giudiziaria parte notte tra il 2 e il 3 maggio 2021. Intorno alle 3:30 della notte la madre della vittima viene informata da una sua familiare del fatto che suo figlio si trovasse riverso a terra in. Via Ferrari. La donna allerta la figlia e in pochi minuti sono già sul posto. Purtroppo la segnalazione era vera. Li trovano Giovanni Pelosi con una grossa ferita alla testa, con le mani insanguinate e soprattutto con escoriazioni e ferite alle ginocchia e al sopracciglio. Scatta l’allarme al 118. Il ferito viene trasportato al Pronto Soccorso del Moscati, dove morira’ poche ore dopo, quasi alle 6:30 del 3 maggio 2021. Le indagini dei Carabinieri di Solofra erano scattate subito. Nel primo sopralluogo eseguiti dai militari si era appyrato che oltre alla grossa macchia di sangue nei pressi di una cabina Enel e del posto dove era stato trovato Pelosi in stato ormai di semi incoscienza erano presenti altre macchie nel percorso a ritroso, fino all’imbocco della scalinata, sessanta metri e poca distanza dall’abitazione di Ottavio Pelosi. Era lì che i Carabinieri avevano trovato un cappellino ancora sporco di sangue che Pelosi indossava, come raccontato anche da alcuni testimoni, la.sera della tragedia. Nella vicenda emergono i primi particolari e almeno due certezze. La prima. Giovanni Pelosi era uscito di casa intorno alle 19. A casa di Ottavio Pelosi sarebbe giunto intorno alle 22:30 e sarebbe andato via, come raccontato dallo stesso indagato in fase di escussione di testimoni informati sui fatti, intorno alle 23. Ma come è stato già spiegato in precedenza, il rinvenimento dell’uomo era avvenuto solo dopo le 3:30 della notte.

I FAMILIARI: NUOVI ACCERTAMENTI
Il legale della famiglia Pelosi avrebbe messo in evidenza quelle che sono state tutte le incongruenze emerse nella ricostruzione da parte dell’indagato dei fatti avvenuti nella serata del 2 maggio 2021. Ottavio Pelosi all’inizio della vicenda aveva mentito ai militari dell’ Arma, quantomeno sul numero di persone che la sera del 2 maggio 2021 erano a casa sua. Come è noto avrebbe prima riferito che oltre a lui e alla convivente e allo stesso Giovanni Pelosi, in quel momento non c’era nessuno e che intorno alle 22:30/23 il cugino aveva lasciato la sua abitazione, dove lo aveva accompagnato e che una volta accompagnatolo all’imbocco delle scale di Via Vicoletto Ferrari, dopo aver atteso per sette minuti in caso di eventuali cadute, aveva fatto rientro a casa. Il giorno dopo la scoperta del ferito e il decesso, i Carabinieri di Serino e quelli del Norm della Compagnia di Solofra, anche con l’ausilio successivamente delle telecamere di sorveglianza attive nella zona e grazie alle segnalazioni ricevute, erano riusciti a stabilire che in Piazza Tedeschi erano stati consegnate tre pizze e due birre, quelle che sarebbero state consumate a casa di Pelosi Ottavio. Quindi a casa di Pelosi c’erano, come poi anmesso dallo stesso indagato quando aveva chiesto di rendere interrogatorio davanti al pm (che avrebbe temuto di riferire la circostanza perche’ era stato violato il termine e i divieti imposti dalle misure anti Covid), altre persone, tutte identificate dai militari agli ordini del capitano Gianfranco Iannelli. Molto probabilmente per questo motivo nella stessa mattinata sarebbero stati bruciati i cartoni della pizza consumata la sera prima. Di fronte a questo dati, con le altre persone che sono state individuate dai Carabinieri come partecipi alla serata e ad un’ altra circostanza raccolta per cui non era stata avvistata nessuna persona tra Via Vicoletto Ferrari I e la zona di Piazzetta Tedeschi, si fonda la richiesta di opposizione, che sarà presto al vaglio di un Gip del Tribunale di Avellino. Vanno anche ricordate altre due circostanze importanti. L’esame medico legale non ha chiarito del tutto la causa del decesso e lasciato aperta anche l’ipotesi di un’aggressione. Gli esami del Ris invece hanno escluso che le tracce rilevate sugli oggetti in sequestro all’indagato appartenessero alla vittima. I familiari hanno chiesto proprio che si approfondiscano una serie di circostanze emerse nel corso delle stesse indagini.