Paolo Gentiloni ad Avellino: troppo tardi o troppo poco?

0
257

Pasquale Manganiello – Avevo in mente due titoli per questo articolo. Il primo:

Paolo Gentiloni ad Avellino: “Sto c…o di navigatore!”

Scartato perchè troppo realistico. Il secondo:

Paolo Gentiloni al Centro per l’Impiego di Avellino per trovare un lavoro a Matteo Renzi.

Scartato perchè sarebbe…chiedere troppo.

Il titolo che ho scelto, lo avete letto, è troppo tardi o troppo poco? Può sembrare che non ce ne vada bene mai una: se vien qualcuno non va bene, non non viene nessuno ancora peggio, ma in realtà ci sono troppi motivi per i quali la visita del Presidente del Consiglio ha in partenza un’aura sfavorevole, nonostante l’ottima notizia dei fondi per le periferie.

Ricordiamo, infatti, che il quarto Premier non passato da elezioni sarà quest’oggi nel capoluogo irpino nell’ambito delle convenzioni per i primi 24 progetti di riqualificazione urbana tra cui è inserita anche la città di Avellino.

L’ultima visita di un presidente del Consiglio ha un marchio recentissimo. E’ stata quella di Matteo Renzi, lo scorso Ottobre al Teatro Gesualdo, in una convention per il sì al Referendum che ha segnato in modo veramente significativo le sorti della Riforma Costituzionale.

Ecco, forse la politica 4.0 renziana dovrebbe cominciare a darsi delle risposte, tipo: venire ad Avellino per parlare a chi già pende dalle tue labbra per altri motivi non è politicamente, elettoralmente, anche umanamente, più consigliabile. Una piazza, anche se mezza vuota, ha più senso di quelle baracconate inutili piene di yes-man o di quei convegni conciliasonno da “oh ti ricordi, io c’ero” detto da uno che ha già avuto o avrà bisogno di qualcosa.

Tornando alla visita istituzionale del presidente del Consiglio, va sicuramente definita come meritoria ed improntata verso una svolta futura (speriamo) la firma di Foti a Roma sul patto per le periferie che garantisce ad Avellino 18 milioni di euro da utilizzare per la riqualificazione. E’ bene che il presidente del Consiglio veda con i suoi occhi in che condizioni si vive in certe zone, che ritrovi il contatto con la realtà che il Partito Democratico ha completamente perso, distratto dagli slogan-fuffa, dal racconto di un Paese che non c’è, che non esiste, dalle prese di distanza da questa Italia populista, demagogica, sempre più povera e schifata da questo modo di fare politica ma che è la vera pancia della nazione. La visita di Paolo Gentiloni ad Avellino ha senso solo se c’è davvero il riconoscimento di un grave errore, se c’è la voglia di ripartire da ciò che si è completamente abbandonato; anche se, forse, per il Pd è già troppo tardi.

Certo, vedere in Gentiloni un taglio netto col recentissimo passato non può che essere considerata una grande forzatura. Gentiloni ha condiviso con Renzi ogni cosa negli ultimi tre anni e continuerà a condividere ogni cosa di quello che ne resta.

Emblematica in questo senso la visita del Premier al Centro per l’Impiego. La disoccupazione giovanile, nella nostra Provincia, è venti punti sopra la media nazionale. Centoventimila giovani se ne vanno dall’Italia ogni anno e una parte di essi scappa proprio dall’Irpinia. In epoca di voucher, di nero sommerso, di precariato costante, di un futuro continuamente calpestato, “abbellire” e provare ad edulcorare quegli uffici  in attesa di una nuova promessa è difficile da mandare giù.

“Il Premier Paolo Gentiloni – lo scrive in modo praticamente perfetto Roberto Montefusco su Fb –  sarà in una città in cui il suo Partito, il Pd, non è nemmeno in grado di garantire lo svolgimento di un Consiglio Comunale. Visiterà quartieri della città che portano ancora i segni del sisma di quasi quarant’anni fa, serbatoi elettorali utili per mantenere qualche dinastia e per qualche ras di quartiere, poi abbandonati nell’incuria, nel degrado, nell’assenza di servizi, di diritti, talvolta di dignità. Poi sarà al Centro per l’ Impiego dove, chissà, qualcuno di buona volontà potrà anche spiegargli che i quindici miliardi di incentivi alle imprese contenuti nel jobs act, una cifra enorme con cui davvero si sarebbe potuto aggredire il dramma della povertà, hanno prodotto solo un pò di lavoro povero, precario, “licenziabile”, per il tempo degli incentivi, con le assunzioni che poi si sono fermate, e con i dati della disoccupazione giovanile che restano drammatici. No, non c’è da stupirsi se la città e la provincia vivono con disincanto e anche un pò di disinteresse la sua visita, signor Presidente. I fatti, quelli conficcati nella storia e nel presente, sono più forti di ogni annuncio e di ogni promessa.”

Non frega niente a nessuno, a quanto pare. La gente avellinese non crede più, non si fida più di una “visita istituzionale”, persino se è la visita istituzionale di un Premier.  Non c’è che dire, come biasimarla.