Genova un anno dopo il crollo del ponte Morandi, oggi la giornata del dolore

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Quattordici agosto 2019, ore 11.36. Genova si ferma, l’Italia si ferma, per ricordare le quarantatre vittime del ponte Morandi. Uomini, donne e bambini caduti nel vuoto in quel giorno della vigilia di Ferragosto di un anno fa. Una tragedia immane che non ha confini geografici che ha tolto tanto a tutti: figli e figlie, fratelli e sorelle, padri e madri condannati a morte senza possibilità di appello dalla fatalità di trovarsi a passare lungo il viadotto Polcevera dell’A 10.

Le immagine del 14 agosto 2018

Oggi è la giornata di dolore. A Genova la cerimonia di commemorazione in ricordo delle vittime nel capannone sotto la nuova pila 9 del viadotto dove è stata celebrata la messa dall’arcivescovo della città il cardinale Angelo Bagnasco. La cerimonia ha avuto inizio con la lettura dei nomi delle vittime. Alle 11.36 le campane hanno suonato a lutto, il suono delle sirene delle navi in porto e i clacson dei tassisti hanno ricordato la tragedia.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accolto dagli applausi, ha abbracciato i familiari delle vittime prima dell’inizio della commemorazione delle 43 vittime del crollo del ponte Morandi.

Alla commemorazione c’era anche l’Ad di Atlantia ed ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci, tra gli indagati per il crollo. Dopo poco, però, la delegazione ha lasciato il capannone: alcuni familiari delle vittime avrebbero chiesto al premier Conte che la delegazione Aspi non partecipasse alla cerimonia. La delegazione è stata informata e per rispetto della volontà dei familiari la delegazione si è allontanata.

Sul cantiere sventola la bandiera di Genova

“Ad un anno dalla tragedia del Ponte Morandi, il Cda di Autostrade per l’Italia, quello di Atlantia e i lavoratori di tutto il gruppo rinnovano il cordoglio e la compassione più sincera per le vittime del crollo e per il dolore dei loro familiari”. Così Autostrade per l’Italia nella lettera pubblicata su alcuni quotidiani nazionali e liguri. “Siamo consapevoli e profondamente rammaricati per la gravità delle sofferenze e dei disagi causati all’intera comunità genovese dal crollo del Ponte Morandi”.

Alla cerimonia il premier Giuseppe Conte ha dichiarato: “Genova oggi è simbolo della volontà di rinascita. La ricostruzione è cominciata. Il nuovo ponte dovrà essere percorribile nell’aprile nell’anno prossimo. Ringrazio tutti per il lavoro fatto insieme. Il ponte rappresenterà il simbolo della rinascita”.

“È un momento di ricordo e commemorazione – ha detto il sindaco Commissario Marco Bucci – Genova vuole crescere, si merita delle infrastrutture di primo livello, la città è unita e sta collaborando. Sia sul lato ovest che est del ponte anche oggi stiamo lavorando, non abbiamo interrotto i lavori, la nuova pila 9 è quasi a 20 metri, abbiamo già 11 pile con fondamenta. stiamo rispettando il piano dei lavori, sono convinto che a fine aprile 2019 inaugureremo il ponte. Ho parlato con il premier Conte che – ha aggiunto -si associa ai sentimenti della giornata di oggi con la volontà di commemorare chi ha perso la vita e allo stesso tempo di continuare a supportare gli investimenti di cui abbiamo bisogno per far tornare Genova una grande città. La prossima primavera Genova avrà il nuovo ponte, venite in macchina e ci passerete sopra”.

Toccanti le parole di Egle Possetti, rappresentante dei familiari delle vittime del ponte Morandi che nella tragedia ha perso la sorella Claudia, morta insieme al marito e ai suoi due figli. “Come nazione – ha detto – non possiamo buttare a mare la nostra forza. Dobbiamo avere coraggio e necessità di ritrovarla. Vogliamo giustizia. Se manca giustizia, uno Stato democratico non ha senso”.

“Abbiamo perso un pezzo del nostro cuore, che non ci potrà più essere restituito – ha aggiunto – la loro è stata una morte assurda che non possiamo rassegnarci ad accettare. Stiamo sopravvivendo da un anno e vorremmo tornare a vivere ma è come una montagna da scalare. Non possiamo più pensare di abbracciarli e vedere il loro sorriso. Quanto accaduto è inaccettabile. Per la loro memoria dobbiamo accertare la verità”. E “come cittadini non possiamo accettare che eventi di questo genere possano accadere. Non possiamo restare inermi, chiediamo un segnale concreto affinché i cittadini possano sentirsi tutelati. “La loro è stata una condanna a morte. Vogliamo giustizia perche un paese democratico non può essere senza giustizia”.

Hanno deciso di non prendere parte alla commemorazione svoltasi a Genova i familiari dei quattro giovani di Torre del Greco. Giovanni Battiloro, Matteo Bentornati, Antonio Stanzione e Gerardo Esposito, i quattro amici che stavano attraversando il Ponte Morandi per andare in vacanza a Barcellona. Oggi, a un anno di distanza, a Torre del Greco  sono spuntati quattro dipinti che raffigurano i volti di Giovanni, Matteo, Antonio e Gerardo.

I dipinti dei 4 giovani di Torre del Greco

Grande vicinanza ai familiari l’ha espressa, in una nota stampa, il referente Aversa ed Agro aversano dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada – Onlus, Biagio Ciaramella: “In quanto responsabile di sede, chiediamo a gran voce giustizia per i ragazzi di Torre del Greco volati in cielo troppo presto. Ci uniamo alla protesta delle famiglie e siamo disposti a costituirci parte civile nei loro processi, mettendoci pienamente a disposizione per qualsiasi tipo di confronto. Nessun politico deve recarsi a Genova con l’idea di costruirsi il suo elettorato: qui si parla di famiglie che soffrono e, per loro, le istituzioni devono avere rispetto”.

“La infrastrutture devono essere sinonimo incontrastato di sicurezza. Nessuno dovrebbe dubitare della consistenza di un ponte, eppure questo dramma ci insegna quanto la forte speculazione edilizia nei lavori pubblici dell’ultimo secolo abbia avuto e possa ancora avere delle ripercussioni fatali” dice il presidente dell’A.I.F.V.S. Onlus, Alberto Pallotti, che spinge per velocizzare i tempi processuali.

“Purtroppo un anno è trascorso – prosegue- e non abbiamo ancora visto nulla di penalmente rilevante. Il processo non è ancora cominciato, la Procura non ha ancora chiuso le indagini. Ci ritroviamo, per l’ennesima volta, di fronte ad un caso che andrà per le lunghe, così come avvenuto per quello consumatosi sull’A16 Napoli – Canosa nel 2013. Si cercherà di corrompere i familiari con dei soldi facili: accettare vorrebbe dire spegnere i riflettori e negare la giustizia a chi non c’è più. Ci sono professionisti che rispondono per questa tragedia; loro devono pagare le giuste pene. E’ necessario combattere uniti. Siamo e saremo al loro fianco. Ognuno di loro può contare su di noi, sull’esperienza maturata nelle tante battaglie quotidiane. Insieme – conclude – possiamo scrivere pagine importanti nei processi italiani”.