“Ricostruiremo Avellino dopo Festa, così come la città è rinata dopo i bombardamenti del ’43 e il terremoto dell’80”. Da Piazza Biagio Agnes il ruggito del candidato sindaco del fronte progressista Antonio Gengaro non ha bisogno di altoparlanti, casse o di microfoni per farsi sentire anche ben oltre l’agorà al centro del salotto buono cittadino.
Non è stata certamente una campagna elettorale facile per lui, lo ha ricordato in uno degli interventi che lo hanno preceduto Enza Ambrosone, capolista del Pd “per un mero fattore alfabetico” come lei stessa tiene a precisare. L’improvvisa dipartita a 83 anni del padre Tommaso lo ha colpito proprio nel cuore del periodo di propaganda. Ma non è solo per il lutto che all’ex Vicesindaco di Di Nunno è mancato il sorriso. Sulle sue spalle, “Tonino” sente tutta la mole della gravità dei problemi che è chiamato ad affrontare. “Cosa c’è da sorridere – aggiunge mentre si rivolge alla Nargi definendola nuovamente Alice nel Paese delle Meraviglie. “Non ha visto, non ha sentito e non ha parlato mentre Festa portava via il computer dal Palazzo di Città. Gli avellinesi tuttavia hanno visto tutto e saranno loro a giudicare” tuona. Poi su Rino Genovese: “Sembra un attore di Hollywood che si affaccia sorridente e con simpatia dopo non aver studiato per tutta la stagione”.
Ma più che parlare degli avversari, Gengaro vuole soprattutto serrare i ranghi in vista della bandiera a scacchi. Con lui sul palco, oltre a Enza Ambrosone in rappresentanza dei dem, anche Nando Picariello per il Movimento 5 Stelle, Francesco Iandolo per Avellino Progetto Partecipato e Amalio Santoro in rappresentanza di Per Avellino. In piazza i candidati, le bandiere del Pd, dei 5 Stelle e quelle (tante) di App. Tra gli altri il consigliere regionale Maurizio Petracca, a cui l’alfiere del campo largo si rivolge rievocando la metafora della Ferrari. “Io spero che la benzina ci sia sempre, sulle auto sportive c’è poco spazio ma ci stringiamo per starci tutti”. E poi: “Vi ringrazio per tutti i mezzi che mi avete dato, ma io cammino a piedi, mattonella per mattonella, perché chi va piano va sano e va lontano. E noi – dice in conclusione – noi andremo molto lontano”.