“Potremo costruire ponti nuovi e camminare insieme”. Termina così l’intensa omelia del cardinale Angelo Bagnasco durante i funerali di Stato di 19 vittime (su 41 accertate) del crollo del ponte Morandi di Genova.
Una cerimonia, realizzata in uno dei padiglioni della Fiera di Genova, sobria e rispettosa del dolore immenso che ha trafitto tante famiglie.
Costruiremo altri ponti, riprendendo la frase dell’arcivescovo di Genova, ponti solidi come quelli della solidarietà e della vicinanza che in queste ore hanno provato a colmare il vuoto che ha lasciato senza respiro i familiari delle vittime, gli sfollati ed l’intera regione Liguria.
Le parole di Bagnasco invitano, però, oltre che alla solidarietà e alla vicinanza anche al riscatto di un territorio che deve rialzarsi e ricominciare. “Genova non si arrende anche se, l’anima del suo popolo, è attraversata da mille pensieri”.
Le sue parole, dirette alle Autorità ed Istituzioni presenti, primo fra tutti il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sono state accolte da numerosi applausi. Segno di un abbraccio d’amore diretto a chi in queste ore piange la perdita del proprio caro.
Un passaggio particolare Bagnasco lo dedica ai soccorritori, ai vigili del fuoco che in queste ore continuano a scavare e a lavorare senza sosta.
Alcuni passaggi fondamentali dell’omelia di Bagnasco
“Il crollo del ponte Morandi sul torrente Polcevera ha provocato uno squarcio nel cuore di Genova. La ferità è profonda, è fatta innanzitutto dallo sconfinato dolore per coloro che hanno perso la vita e per i dispersi, per i loro familiari, i feriti, i molti sfollati.
Innumerevoli sono i segni di sgomento e di vicinanza giunti non solo dall’Italia, ma anche da molte parti del mondo. Insieme alla preghiera del Santo Padre Francesco – che anche ieri sera, con una telefonata affettuosa, ha voluto manifestarci la sua prossimità – in questi giorni ovunque si innalza a Dio un’onda di preghiera. Genova è nello sguardo del mondo, in un grande abbraccio di commozione, di affetto e di attesa.
Siamo qui per affidarci alla misericordia e alla consolazione che solo Dio può dare. Sappiamo che qualunque parola umana, seppure sincera, è poca cosa di fronte alla tragedia, così come ogni doverosa giustizia nulla può cancellare e restituire.
L’iniziale incredulità e poi la dimensione crescente della catastrofe, lo smarrimento generale, il tumulto dei sentimenti, i “perché” incalzanti, ci hanno fatto toccare ancora una volta e in maniera brutale l’inesorabile fragilità della condizione umana.
Ma proprio dentro a questa esperienza, che tutti in qualche modo ha toccato, si intravvede un filo di luce.
Quanto più ci scopriamo deboli ed esposti, tanto più sentiamo che i legami umani ci sono necessari: sono il tessuto non solo della famiglia e dell’amicizia, ma anche di una società che si dichiara civile.
Questi vincoli, che ci uniscono gli uni con gli altri, richiedono una affidabilità solida e sicura: senza un amore affidabile, infatti, non sarebbe possibile vivere insieme. E’ la gioia della semplice presenza degli altri che ci permette di portare la vita, e di condividere gioie e dolori: come un ponte ci permette di varcare il vuoto, così la fiducia ci consente di attraversare le circostanze facili o ardite della strada terrena.
Gesù mostra che – ed ecco la forza delle parole di Bagnasco – di Dio ci possiamo fidare anche se non sempre ci sono chiare le vicende umane. La fede, infatti, non dissipa tutte le nostre tenebre, ma illumina il cammino passo dopo passo, giorno dopo giorno.
Il viadotto è crollato: esso – com’è noto – non era solo un pezzo importante di autostrada, ma una via necessaria per la vita quotidiana di molti, un’arteria essenziale per lo sviluppo della Città.
Genova però non si arrende: l’anima del suo popolo in questi giorni è attraversata da mille pensieri e sentimenti, ma continuerà a lottare.
Come altre volte, noi genovesi sapremo trarre dal nostro cuore il meglio, sapremo spremere quanto di buono e generoso vive in noi e che spesso resta riservato, quasi nascosto.
La rete organizzativa e la tempestività a tutti i livelli – istituzionale, di categoria e associazioni –, la professionalità di tutti, la disponibilità generosa di molti, la forza dei feriti, la preghiera e la solidarietà che subito si sono levate da ogni parte della Diocesi, rendono visibile l’anima collettiva della nostra Città.
Ci auguriamo che i numerosi sfollati non solo trovino temporanea ospitalità, ma che possano ritrovare presto il necessario calore della casa.
E’ l’ora della grande vicinanza. Siamo certi che nel cuore di ognuno stia crescendo per Genova un amore ancora più grande, convinto che essa lo merita, che non può essere dimenticata da nessuno, e che la sua vocazione è scritta nella sua storia di laboriosità e di tenacia, oltre che nella sua posizione di porta fra il mare e il continente.
Bellissime e profonde le sue conclusioni. Grazie alla Fede in Dio “potremo tornare a guardare con coraggio il mondo, la vita, la nostra amata Città.
Potremo guardarci gli uni gli altri e riconoscerci fratelli, perché figli dello stesso Padre ben oltre ogni differenza. Potremo rinnovare la fiducia reciproca e consolidare la vicinanza di queste ore. Potremo costruire ponti nuovi e camminare insieme”.