Nonostante l’inevitabile arrivo delle temperature sotto zero, a livello globale il surriscaldamento ha rimandato la prossima “era glaciale” di ben 100.000 anni. Ad affermarlo è la scienza, che ha stabilito una relazione diretta tra insolazione del pianeta, livelli di anidride carbonica ed estensione dei ghiacci.
Se non ci fosse stato un incremento tanto forte e costante delle attività umane avvenuto a partire dal Seicento, oggi saremmo all’inizio di una nuova era glaciale. A causa del graduale accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera, infatti, essa non potrà giungere prima di 100.000 anni.
L’incremento delle attività umane avvenuto con la prima rivoluzione industriale aveva già provocato un aumento della CO2 atmosferica che, se mantenuta a livello costante nei secoli successivi, sarebbe già stata sufficiente a far slittare l’inizio della prossima glaciazione di 20.000 anni.
A ciò si è aggiunto un ulteriore aumento delle emissioni nel corso del XIX secolo che hanno rimandato l’arrivo del grande freddo fino a 50.000 anni.
Successivamente ci sono stati tutti gli eventi dell’ultimo secolo ne hanno aggiunti altri 50.000.
Lo studio, pubblicato su “Nature”, ha preso inizio dall’analisi della formazione delle glaciazioni. Esse infatti sono sempre incominciate nel momento in cui i livelli di insolazione estiva erano bassi a causa di variazioni periodiche nell’orbita del pianeta.
Anche ora ci troviamo vicini al minimo di insolazione, che è stato raggiunto circa 400 anni fa, ma che né oggi e né allora ha portato segnali di una glaciazione.
Se i livelli di CO2 nell’atmosfera fossero rimasti alla pari di quelli presenti fino al XVII secolo, invece, oggi avremmo assistito a una progressiva estensione dei ghiacciai. La conclusione finale è che, in maniera sbalorditiva, l’attività umana abbia fatto saltare un intero ciclo glaciale. Con la conferma quindi che non è più solo l’andamento naturale degli eventi, grazie ai quali si è avuto lo sviluppo della civiltà umana, a condizionare il sistema intero e il futuro del pianeta.