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Fratelli Carino ai domiciliari: per la Procura facevano truffe

Ad Avellino c’erano di passaggio. Ma hanno lasciato il segno. Una sede e la velleità di acquistare qualche anno fa l’Us Avellino. Ma sull’affidabilità dei fratelli Carino non c’è mai stata tanta sicurezza. Se ne è accorta anche la Procura di Avellino, a seguito di varie denunce da parte di imprenditori. Ebbene i fratelli Carino si fingevano finanziatori e facevano credere ai clienti di avviare pratiche volte ad ottenere finanziamenti europei. Invece era soltanto una truffa. A finire agli arresti domiciliari Francesco e Paolo Carino, oltre ad un 39enne di Avellino e un 62enne di Pescara. Ad emettere l’ordinanza di custodia cautelare è il gip Giuseppe Riccardi del tribunale di Avellino. A scrivere dell’inchiesta è Ottopagine. A settembre del 2010, quando una delle vittime presenta una denuncia – querela alla questura di Avellino. Le indagini della polizia hanno consentito di acquisire una serie di riscontri alle denunce sporte dalle vittime, e di delineare una struttura associativa stabilmente dedita alla commissione d ingenti truffe ai danni di imprenditori, attirati nella rete dalla prospettazione dell’ottenimento di cospicui finanziamenti europei. I fratelli Carino – secondo la Procura avellinese – sono ritenuti i promotori e capi dell’associazione, e per realizzare lo scopo del sodalizio si fingevano soggetti che si occupavano di pratiche volte ad ottenere finanziamenti europei per società esistenti o di nuova costituzione ed utilizzavano quale luogo di incontro con le vittime delle truffe poste in essere, vari uffici ubicati in diverse parti del territorio nazionale tra cui Forlì, Avellino e Pescara. All’interno degli uffici collocavano fotografie e fotomontaggi che li ritraevano con personaggi dello sport, dello spettacolo e della politica al fine di nascondere, dietro tale apparenza seria ed affidabile, le loro intenzioni truffaldine. I Carino contattavano i clienti mediante colloqui telefonici, poi facevano credere loro di aver proficuamente avviato le pratiche di finanziamento, così ottenendo quale corrispettivo, ingenti somme di denaro, pretese per la maggior parte in contanti, giustificandole quali necessarie per pratiche in realtà mai avviate e per le relative spese. Le altre due persone coinvolte nell’inchiesta avevano il ruolo di procacciare i clienti e metterli in contatto con i Carino. Decine le vittime finite nella rete dei fratelli Carino. Molti dei quali richiedevano finanziamenti per ampliare le attività ristorative e alberghiere, altri per avviare nuove attività come una beauty farm, agriturismi. Tanti altri hanno versato la somma di cinque mila euro solo per la verifica della fattibilità del finanziamento. In un caso, invece, una vittima ha versato la somma di 170mila euro, in contanti e divisi in trance. Ora i fratelli Carino e gli altri due dovranno restare ai domiciliari fino al giorno dell’interrogatorio fissato per il 18 luglio, e fino alla prossima decisione del giudice.

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