Il massimo dirigente dell’Avellino ha fatto da paciere tra i tifosi e la squadra al termine del match vinto con il Pescara. Il caso Castaldo si è chiuso con un chiarimento.
Avellino – E’ il momento di rimanere uniti più che mai, di remare tutti dalla stessa parte. Lo ha capito il presidente Walter Taccone non appena ha visto qualcosa andare nel verso sbagliato al fischio finale che ha sancito il successo del suo Avellino sul Pescara.
Il patron biancoverde ha osservato dalla Tribuna Montevergine l’acceso confronto fra Luigi Castaldo e lo zoccolo duro della tifoseria assiepata per tutto il secondo tempo nell’anello inferiore della Curva Sud. Con l’adrenalina per l’altalena di emozioni ancora in corpo, il bomber di Giugliano si è staccato dal gruppo festante in mezzo al campo per liberare il suo sfogo: pochi attimi ma intensi, la maglia numero dieci tolta all’improvviso e i supporters iniziano a rumoreggiare.
Castaldo si allontana e scoppia in lacrime mentre si riaggrega ai suoi compagni di battaglia che fanno quadrato, lo sostengono nel branco e guadagnano la via degli spogliatoi. Troppo, inspiegabilmente teso il clima per recarsi sotto la curva che non ha mandato giù il gesto dell’attaccante.
Sembra l’inizio del rapporto squadra-tifosi quando accorre con premura Taccone circondato dagli uomini del servizio d’ordine. Il numero uno dell’Avellino non vuole fratture, bensì soltanto unità d’intenti a maggior ragione dopo un’entusiasmante vittoria che sembrava aver messo tutti d’accordo. Qualche minuto di mediazione e di spiegazioni apprezzate dai sostenitori biancoverdi che poco dopo hanno ricevuto un chiarimento con annesse scuse da parte di Castaldo, accompagnato verso la riconciliazione dallo stesso presidente e dal direttore generale Massimiliano Taccone.
Dunque, polemica rientrata come ha ammesso lo stesso calciatore in sala stampa: “Ho pianto perché quella trascorsa è stata una settimana di forti tensioni. Non credo di aver mancato di rispetto ai tifosi togliendo la maglia – ha aggiunto – La tolgo sempre dopo la partita, è un fatto normale. Credo di essere stato interpretato male. La squadra sarebbe andata sotto la curva, poi c’è stato il mio sfogo e mi ha seguito negli spogliatoi. C’è stato soltanto un chiarimento, nessuna polemica”.