Fotografia all’Irpinia della crisi: dai sindacati dati allarmanti

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L’Irpinia terra di crisi. Dalla Fma alla Novolegno, dalle ex Bullonerie Meridionali alla Irisbus, passando per la Cablauto: non c’è stabilimento metalmeccanico che non abbia subito forti cali nella produzione, cassa integrazione forzata o licenziamenti. Una fotografia che penalizza fortemente la classe operaia, ma soprattutto gran parte della popolazione irpina che trova maggiore sostentamento proprio nell’impiego industriale. Questo lo stato in cui versano i maggiori stabilimenti irpini:

Irisbus
Dopo la bocciatura della commessa Volturno, anche per l’azienda di Grottaminarda – unica ad essere uscita indenne nel 2008 dalla crollo produttivo – si apre la crisi. La Regione Campania ha respinto la possibilità di costruzione di 400 autobus GranTurismo destinati al mercato greco e campano, nonostante l’assegnazione della commissione nel 2007. Da marzo, tutti i 900 dipendenti dell’azienda saranno raggiunti da cassa integrazione fino al prossimo dicembre. La Regione ha già finanziato 10 milioni di euro per supportare i costi di cig.

Cablauto
Da domani lo stabilimento di Pianodardine chiuderà definitivamente i battenti mettendo sul lastrico 100 lavoratori. L’azienda, in gestione a terzi, sarà riconsegnata al proprietario, già ex dirigente della Newco, che ne deciderà le sorti.

Fma
Continua la cassa integrazione allo stabilimento di Pratola Serra. I dipendenti sono costretti, fino ad agosto, a turni alternati. E domani, a Pomigliano, scenderanno in piazza per la protesta anche le maestranze irpine in supporto ai colleghi napoletani da tempo in mobilità e cassa integrazione.

Novolegno
Tre settimane di cassa integrazione per i 120 opeari della Novolegno. L’azienda, in 20 anni di attività, non aveva mai ricorso a nessun tipo di ammortizzatore sociale. Allarmati anche i rappresentanti sindacali.

Ex Bullonerie Meridionali
Crisi mai passata per l’impianto di Lacedonia. La cassa integrazione ha colpito i 150 operai e ben 146 famiglie che da ormai troppi anni vivono sul lastrico scongiurando il fallimento.

Attenti, come sentinelle, i rappresentanti sindacali. Giuseppe Zaolino della Fim Cisl lancia l’appello alla politica: “Non si può far finta di niente e non calarsi nella realtà di chi, purtroppo, sta per perdere il proprio impiego. Il buon risultato raggiunto per l’Almec di Nusco non deve distoglierci dalle altre emergenze. Abbiamo chiesto al Partito Democratico, nell’ambito della Conferenza Programmatica, uno spazio per poter discutere apertamente e responsabilmente del futuro di tutta la classe operaia. Non abbiamo bisogno di operazioni di marketing o promozioni personali. I lavoratori hanno bisogno di certezze e credo che l’aggravarsi della situazione possa sfociare anche in azioni dimostrative di forte impatto sociale”.

Ma la crisi tocca inevitabilmente anche le aziende private con meno di 50 dipendenti. In Alta Irpinia si avvertono i sintomi più gravi. Sono infatti decine le imprese sulla strada del fallimento per mancanza di liquidità e di richiesta di lavoro e per le quali le banche non riescono ad attivarsi per salvarle.

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