FOTO / Una traccia nel portabagli della T-Roc, potrebbe essere sangue. Caso Manzo: l’ultima parola al Ris

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Una traccia nel portabagli della T-Roc, potrebbe essere sangue: l’ultima parola spetta adesso ai laboratori del Ris di Roma. In più è stato prelevato un campione di vernice per eventuali comparazioni. Dopo quasi cinque ore di lunghe e dettagliate operazioni, sembra emergere qualcosa dall’esame effettuato dai carabinieri del reparto investigazioni scientifiche della capitale sull’auto che la sera dell’8 gennaio 2021, quando si sono perse le tracce di Domenico Manzo, fu utilizzata da Loredana Scannelli, una delle quattro persone indagate per la scomparsa del 71enne di Prata Principato Ultra.

I militari, alla presenza di tutte le parti interessate e dei loro consulenti tecnici, hanno dapprima effettuato un esame esterno della Volkswagen. “Sul lato anteriore destro dell’auto è stata ritrovata una spaccatura sotto il parafango”, ci riferisce Rolando Iorio, l’avvocato che assiste la Scannelli. “Questa spaccatura – sottolinea – non è compatibile con un possibile investimento, né di un cane e nemmeno di un uomo. La cosa non contraddice la mia assistita, lei dice solo che ha colpito un animale”.

“Inoltre – prosegue Iorio – dove c’era la lesione è stata individuata una traccia ma non si trattava di sangue. Molto probabilmente, era del grasso”.

Gli esami – effettuati da una squadra di tre uomini – sono stati molto dettagliati. L’auto è stata analizzata con un carrello anche da sotto. Anche in questo caso, non sono emerse tracce organiche. “Quindi tramonta anche l’ipotesi di un investimento o del trascinamento del corpo”, evidenzia Iorio. Nessuna traccia di sangue nemmeno nell’abitacolo.

“Hanno trovato – è sempre il legale della Scannelli a parlare – attorno al gancetto di ferro di chiusura del portabagagli, materiale che può essere tantissime cose. Vista la quantità esigua, non è stato possibile fare l’accertamento in loco. E’ stata quindi fatta la campionatura del materiale che sarà esaminato in laboratorio”.

“C’è stato un primo riscontro positivo al test sulla possibilità che possa essere sangue. Ma, si badi bene, può essere anche tantissime altre cose, ad esempio ruggine. Quindi, prima di sbilanciarci, aspettiamo di capire se, innanzitutto, è sangue. Se lo è, di che tipo di sangue parliamo? Attendiamo gli esami del laboratorio”.

Anche secondo Marina Baldi – biologa genetista, specialista in genetica medica e genetica forense – ad Avellino in sostituzione di Roberta Bruzzone (nominata dall’avvocato Iorio), dovrà essere il laboratorio del Ris a stabilire che tipo di traccia oggi è stata repertata. “Certo, potrebbe essere sangue. Ma il test generico di solito reagisce positivamente con tante cose, quindi non è detto che sia sangue. E’ emersa una debole positività, ma vale la pena analizzare la traccia che è stata trovata. A distanza di tanto tempo, è evidentemente molto difficile trovare tracce significative. L’auto è stata lavata tantissime volte, è stata anche disinfettata, visto il periodo covid”.

Presente, ovviamente, anche il criminologo Nicola Caprioli per conto di Romina Manzo (difesa dell’avvocato Federica Renna), la figlia dello scomparso, indagata per sequestro di persona. Conferma che “nel portabagali, in prossimità della chiusura, una potenziale traccia è stata isolata. Il test preliminare ha risposto in maniera positiva, quindi potrebbe essere sangue. Ma si stratta di una traccia molto labile che va analizzata”.

Non ha preso parte agli esami Alfonso Russo e nemmeno la criminologa che lo assiste, Silvana Iuliano, entrambi impossibilitati. C’era il legale di Alfonso, l’avvocato Palmira Nigro, che ha ribadito non solo l’estraneità ai fatti del suo assistito ma anche la volontà di farlo ascoltare dai carabinieri quanto prima, dopo che alcune settimane fa preferì non rispondere alle domande degli inquirenti.

Lucia Manzo, la sorella di Mimì, è stata presente per un po’ di tempo (agli esami ha preso parte la criminologa da lei nominata, Gabriella Marano). Lucia, in caserma, alla presenza di tutti, ha lanciato il suo ennesimo e disperato appello: Vogliamo la verità, non ci meritiamo tutto questo, siamo persone perbene. Mio fratello non meritava di fare una fine così orribile. Chi sa parli”.

Le indagini, nel frattempo, sono state prorogate di altri sei mesi. “Visto l’avvicinarsi dell’estate, credo fosse un atto dovuto e necessario”, evidenzia l’avvocato Renna. “Ma la sensazione che avvertiamo, è che siamo vicini alla svolta. Devo dare atto, infatti, che negli ultimi tempi c’è stata un’accelerata decisiva grazie all’impegno proficuo di chi sta indagando”.

Nei prossimi giorni, continueranno ed essere interrogati testimoni, le cui dichiarazioni saranno ovviamente incrociate con le immagini delle telecamere di videosorveglianza e con i tabulati telefonici in possesso dei carabinieri del Nucleo operativo di Avellino che stanno portando avanti un lavoro immane.