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FOTO / Ribalta nazionale per il caso Manzo, arriva Penelope. Gentile: “Chi sa qualcosa parli, è da vigliacchi nascondersi”

Alfredo Picariello – “Chi si nasconde è un vigliacco, non ha dignità sociale. Con il cuore chiedo di sostenere le indagini con atti di trasparenza: chi sa, parli, aiuti questa famiglia a venire fuori da questo incubo. Si passi la mano sulla coscienza ed anche in forma anonima, contatti le forze dell’ordine”.

L’avvocato Nicodemo Gentile usa parole forti ma mette bene in evidenza il dramma che la famiglia Manzo sta vivendo ormai da nove mesi. Mimì Manzo, 69 anni, di Prata Principato Ultra, la sera dell’8 gennaio scorso esce di casa intorno alle 21. Da quel momento, di lui, si sono perse completamente le tracce. A nulla sono servite le ricerche dei vigili del fuoco, dei carabinieri, dei volontari, gli appelli, anche tramite “Chi l’ha visto”.

Nicodemo Gentile è il presidente dell’associazione “Penelope” nata nel 2002 da un’idea di Gildo Claps, fratello di Elisa Claps, scomparsa a Potenza nel 1993, “per dare sostegno a tutte le persone che si ritrovano catapultate nel limbo della scomparsa di un proprio parente o amico”. E’ venuto oggi in Irpinia su sollecitazione della famiglia di Mimì e dell’avvocato Federica Renna, legale dei Manzo. L’incontro presso lo studio di Avellino dell’avvocato Renna. Un confronto lungo, al quale hanno partecipato, oltre i due legali, una delle sorelle dello scomparso, Lucia Manzo, ed i figli, Romina e Francesco.

“Sul fatto che sia successo qualcosa di brutto a mio fratello non ci sono più dubbi – afferma Lucia -. Ma, a questo punto, vorremmo capire cosa. Non auguriamo a nessuno quello che stiamo vivendo noi: nove mesi di inferno. Non riusciamo davvero a farcene una ragione, non sappiamo perché sia potuta succedere una cosa del genere ad una persona semplice come Mimì, una persona che non ha mai avuto problemi in passato”.

La mente di Lucia è rivolta tutta a quella maledetta sera dell’8 gennaio scorso. Mimì era in casa, si festeggiava il compleanno della figlia. All’improvviso, verso le 21, esce: dice di andare a fumare una sigaretta. Si allontana. Per l’ultima volta, lo riprenderanno le telecamere di un ristorante della zona: il 69enne svolta verso la stazione di Prata, a piedi. Stazione in disuso.

“Mio fratello non aveva scheletri nell’armadio. Quella sera credo sia stato avvicinato da qualcuno che lui conosceva, forse per un chiarimento. Ma qualcosa sarà andata male. Forse avrà avuto una discussione e poi lo hanno fatto scomparire”.

Lucia aveva visto Mimì il giorno prima, in piazza, a Prata. “Mi sembrava normale, era con i figli. Certo, aveva in mente qualcosa, aveva confidato a mio fratello che era in pensiero per la famiglia. Ma cose normali, di tutti i giorni. Non credo si sia suicidato: voleva troppo bene ai figli ed alla famiglia. E non credo c’entri qualcosa il fatto che, qualche volta, abbia avuto dei diverbi con Romina. Credo succeda a tutti, spesso accade anche a me”.

“L’associazione Penelope si occupa in maniera eccellente dei casi di persone scomparse in Italia. Per questo motivo, ci giochiamo anche questa carta”, afferma l’avvocato Renna. “La famiglia ha deciso di non volersi fermare, vuole la verità. Prata è un paese piccolo e, prima o poi, qualcosa dovrà pur uscire. Ci dovrà per forza essere una svolta, anche grazie al brillante lavoro che stanno conducendo le autorità preposte”.

Pochi mesi fa, prima dell’estate, i carabinieri, su disposizione della Procura di Avellino, hanno sequestrato dieci telefonini, tra cui anche quello della figlia di Manzo. “Ovviamente – sottolinea Renna – il periodo estivo ha rallentato un po’ il tutto. Sono stati nominati dei tecnici competenti, ma sembra che ormai siamo alle battute finali. I cellurari sono stati visionati ma, a quanto pare, non è emerso nulla di particolarmente rilevante. Gli inquirenti stanno comunque seguendo delle piste e anche se non ci sono indagati, le indagini stanno prendendo delle direzioni specifiche”.

“Siamo qui con l’idea di supportare il lavoro dell’ottima collega Renna che si sta spendendo tantissimo in questa vicenda che è davvero drammatica”. L’avvocato Gentile non solo è il presidente dell’associazione “Penelope”. E’ uno dei legali che segue maggiormente casi particolarmente spinosi in Italia. “La gente non evapora, non scompare così, da un giorno all’altro. Mimì, del resto, voleva molto bene alla sua famiglia, viveva la normale quotidianità del suo paese. Sicuramente è accaduto qualcosa la sera dell’8 gennaio. Ora è tempo di accelerare con le indagini. Prata non è Calcutta, non è possibile che una famiglia non riesca ancora a sapere cosa sia realmente successo. Fratelli, sorelle, figli, hanno bisogno di risposte. Il silenzio della Procura lascia ben sperare, anche l’atto di indagine finalizzato al sequestro dei telefonini credo sia un buon segnale”.

“Noi dell’associazione Penelope – prosegue Gentile – con tutta la nostra truppa saremo vicino alla famiglia ed alla collega. Ci metteremo subito al lavoro perché è il tempo di chiudere il cerchio. Mimì non ha mai manifestato una volontà che possa far pensare ad un allontamento volontario; un incidente avrebbe prima o poi restituito il suo corpo. Quella notte, ripeto, è successo qualcosa. Dunque, con il cuore, chiedo di sostenere queste indagini con atti di trasparenza. Chi nasconde qualcosa è un vigliacco che non ha dignità sociale. Se qualcuno sa, parli, contatti le forze dell’ordine, anche in forma anomina, e consenta alla famiglia di chiudere il cerchio”.

All’accorato appello dell’avvocato Gentile, si uniscono anche Lucia ed il figlio di Mimì, Francesco. “Aiutateci a capire, non ne possiamo più, siamo stanchi, vogliamo la verità. Si tratta di un atto di coscienza”.

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