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FOTO / “Le nostre armi contro le mafie sono i libri: studiate, ci sono troppi ciucci in giro”. Monteforte, la “lezione” di don Luigi Merola

L’aria di primavera forse è ancora lontana ma quella della legalità stamattina, a Monteforte Irpino, la si è potuta respirare a pieni polmoni. Gli alunni delle terze medie dell’istituto comprensivo “Aurigemma” hanno potuto toccare con mano, nel vero senso della parola, un prete coraggioso che, da anni, è uno dei simboli positivi della lotta a tutte le mafie, rischiando in prima persona.

Un simbolo che fa cose concrete, Don Luigi Merola, che dal 2007 porta avanti una fondazione, “A voce r’e’ creature”, che ha come scopo principale l’aggregazione sociale e l’integrazione culturale, dedicandosi a progetti educativi e formativi soprattutto per i ragazzi delle periferie. Toglie i giovani dalla strada, in particolare, li allontana dalla droga, dalla camorra, dal malaffare.

Un simbolo importante che ospita oltre 200 ragazzi ma che non riceve un soldo dallo Stato. “I giovani – afferma – hanno bisogno di fede e buoni maestri. Un minore è un treno in corsa e necessita, quando deraglia, di qualcuno che lo rimetta sui binari. Non è vero che chi nasce a Forcella, ad esempio, sia destinato a diventare un criminale. Oguno decide che cosa fare della propria vita”.

Parla a braccio, Don Luigi, ed interloquisce con i ragazzi come se fosse un loro amico, senza nessuna “barriera” fisica o mentale. L’istituto comprensivo è abituato a confronti ed iniziative di alto spessore, merito in particolare di Filomena Colella, la “preside”, dirigente scolastico coraggioso, come anche Don Merola la definisce.

Perché ci vuole coraggio ad ospitare in una scuola un uomo che vive sotto scorta e che dice quello che pensa contro la criminalità organizzata, senza paura e senza retorica. “Fare il prete oggi significa non attenerci soltanto al ruolo che ci ha dato Dio. Vuol dire uscire dalle chiese e fare anche gli assistenti sociali, i pescatori di uomini, significa fare rete con il territorio. Se ci accontentiamo del nostro piccolo, saremo sconfitti in partenza. In Campania o ci salviamo tutti insieme o perdiamo tutti insieme”.

A Monteforte, da qualche mese, c’è un nuovo parroco. E anche Don Fabio Mauriello dice che lui vuol tenere aperta la porta della propria chiesa il più possibile e che vuole ascoltare i cittadini. La strada, insomma, è quella giusta. “Gesù, nel Vangelo – sottolinea Merola – dice io sono la porta. Ecco, la porta è segno di presenza, è segno di speranza. A volta basta tenere le parrocchie aperte per salvare i ragazzi. La criminalità organizzata la si combatte attraverso la scuola ma anche attraverso la Chiesa, sempre che i preti tornino a fare i preti, i pescatori di uomini”.

“Noi preti dobbiamo fare di più, abbiamo una grande responsabilità. Tanti ragazzi si sono salvati attraverso gli oratori, dobbiamo tornare a fare questo: la ricetta per guarire dal bubbone della camorra ce l’abbiamo, mettiamola in pratica”.

La violenza giovanile è un segnale che qualcosa non va. La brutale aggressione tra Pasqua e Pasquetta ad Avellino ai danni un ragazzo romeno, segnalata nel suo intervento anche dal vice prefetto vicario Maura Nicolina Perrotta, è un campanello d’allarme. “La sera tutti i lampeggianti delle macchine delle forze di polizia devono restare accesi – dice il parroco -. Chi ha cattive intenzioni demorde, perché capisce che il territorio è controllato dallo Stato. Anche questo tipo di prevenzione è importante”.

“Dei 1300 ragazzi che abbiamo aiutato in 15 anni, l’80 per cento si è salvato – ricorda Don Merola -. Molti sono pizzaioli, ceramisti, hanno imparato un mestiere grazie ai nostri laboratori ma è chiaro che anche lo Stato può fare di più e investire in magistrati e forze dell’ordine”. Ecco un punto dolente.

“Bisogna mandare i docenti migliori in territori più a rischio mentre troppo spesso sono inviati lì docenti senza esperienza che chiedono subito il trasferimento, non c’è continuità didattica, è difficile vincere la partita. Senza considerare che se calano le iscrizioni, un istituto chiude. Ma mica la scuola può essere paragonata a un’azienda? Le scuole devono restare nei territori più deboli”.

Tante le domande dei ragazzi dell’ “Aurigemma”. Don Luigi Merola, tra le altre cose, in maniera franca ha detto loro: “Bisogna studiare, ci sono troppi ciucci in giro. Se si vuole un futuro migliore, occorre utilizazare una sola arma: i libri”.

Il prete 51enne, ordinato sacerdote il 22 giugno del 1997 nella Cattedrale di Napoli quando di anni ne aveva 24, ha trovato a Monteforte un ambiente pronto a recepire con grande attenzione il discorso della legalità, un discorso portato avanti ogni giorno con abnegazione dalla giunta, oggi ben rappresentata dal sindaco Costantino Giordano e dagli assessori Vitale, Valentino e Iannaccone.

A fare “squadra” anche rappresentanti della locale stazione dei carabinieri e del comando provinciale della Guardia di Finanza.

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