“Konan il barbaro” non scomparirà, non morirà con la morte del Frap’s di Avellino. “Konan il barbaro” è la scritta impressa sul portoncino accanto ad uno dei bar ormai più celebri della storia del capoluogo irpino, quel portoncino che era la “terra di mezzo” tra il Frap’s, per l’appunto, ed un altro storico ritrovo vicino il bar, il negozio di dischi “Ananas & Bananas” gestito da un altro “mito”, Michele Acampora.
Quel portoncino, dove non c’è soltanto la scritta di cui sopra, è salvo grazie soprattutto all’abnegazione dell’autore di quella frase (“Konan il barbaro” per l’appunto), ovvero un altro pezzo di storia di Avellino, Sabino Spiezia, storico ultras biancoverde.
Sabino Spiezia ha lanciato l’sos affinché il portoncino non fosse abbattuto, sos subito raccolto dalla ditta che sta mettendo giù – dopo tanti anni, finalmente – il Frap’s e che costruirà il nuovo palazzo, la ditta Marinelli. Ovviamente, anche il sindaco Gianluca Festa ha fatto sì che questo avvenisse.
E così, il portone è stato salvato e sarà gelosamente custodito, con tutte le sue scritte, a villa Amendola.
“Quel portone, insieme al bar Frap’s e ad Ananas & Bananas, era la mia seconda casa”, afferma Spiezia.
La sua e non solo. Perché quei marciapiedi nei pressi dell’allora Banca Popolare dell’Irpina, li hanno battuti, in lungo e in largo, intere generazioni di avellinesi, in particolare quelli nati tra il 1967 ed il 1969.
Lo spumantino come aperitivo, le pizzette d’accompagnamento ed il caffè (“ci vediamo alle tre al Fraps'”) dopo pranzo, erano i must di quella generazione. Ma non erano delle semplici soste, delle toccate e fuga.
Davanti al Frap’s ci potevi trascorrere anche una giornata intera. Perché lì, prima o poi, sarebbe arrivata buona parte degli avellinesi. E quindi, non ti saresti mai annoiato.
Chiacchiere e sigarette, spumantini o Ceres, qualche piccola “vasca” – ma non si andava mai oltre la chiesa del Rosario – ed il gioco era fatto. Ore intere a parlare del presente. Sì, del presente, quasi mai del futuro. Perché quel che importava veramente, era quello che accadeva in quell’istante.