Alfredo Picariello – Puoi perfino sentire l’odore di zolfo della Mefite di Rocca San Felice, mentre intorno esce fumo e scorrono le immagini del vulcano spento che sorge nella Valle di Ansanto dove era ubicato anticamente il tempio della Dea. Il Museo Irpino di Avellino cambia pelle ed offre servizi ancor più interessanti. Una “ricchezza” enorme al centro del capoluogo irpino, fortemente rinnovata grazie anche agli sforzi ed all’accelerata impressa dal Presidente dell’amministrazione provinciale, Domenico Biancardi. E’ un “viaggio” interessante ed imperdibile quello all’interno della struttura di Piazza Alfredo De Marsico. Mentre raggiungi le sale espostive, alcune ormai ipermoderne, ti imbatti nei ricordi e nei cimeli del passato, quando i padiglioni erano destinati alla detenzione. E così, lungo il cammino, ecco le celle, ad esempio. A dir poco impressionanti.
Praticamente da oggi sono visitabili tre nuove sezioni. La prima è “Irpinia. Memoria ed evoluzione”, centro e cuore pulsante dell’intero progetto museografico del Carcere Borbonico. Aria condizionata, installazioni multimediali, sedute, luci soffuse. Un’esperienza da fare. Accompagnati dall’Hirpinia, fabbrica di silenzio e terre di lupi. Un luogo suggestivo dove vengono comunicate e condivise le diverse anime di una “terra di mezzo”. E dove trovi, tra le altre cose, un pendaglio in bronzo di 3000 anni fa, prima rappresentazione antropomorfa rinvenuta in Irpinia; oppure un’ara circolare in marmo del foro della città romana di Abellinum.
Il tutto dialoga alla perfezione con le installazioni multimediali di tipo didattico, come la ricostruzione della tomba del capo tribù della necropoli di Santa Maria delle Grazie, il touch dedicato all’incastellamento o quello relativo alle eccellenze enogastronomiche d’Irpinia. E poi, ancora, riti e miti, l’Irpinia on the road, le voci dall’Irpinia.
E dall “Irpinia. Memorie ed evoluzione” all’universo della precisione, il passo è breve. E’ la seconda nuova sezione del Museo, la sezione scientifica. Circa cento gli strumenti in essa conservati, quasi tutti ancora funzionanti, databili tra la seconda metà del 1800 e la prima metà del 1900. Provengono dalla scuole più antiche di Avellino: il Liceo Classico “Pietro Colletta”, l’istituto Tecnico Agrario “Francesco De Sanctis” e il Liceo Statale (ex istituto Magistrale) “Paolo Emilio Imbriani”. Molti di loro sarebbero stati buttati via, se non fosse stato per il lavoro inziato nel 1993 da un gruppo di docenti, tra cui Gaetano Abate. Nelle due sale, è un “trionfo” di strumenti di meccanica, ottica, termologia, acustica ed elettromagnetismo, conservati insieme alla collezione privata della ditta Nicola Vanni. Non poteva mancare, inoltre, uno spazio laboratoriale per esperienze didattiche come workshop e tinkering.
Dopo la “precisione” è la volta dell’arte con la A maiuscola. Al secondo piano del complesso monumentale del Carcere Bornbonico, ecco la pinacoteca. Il suo allestimento è stato curato dal dipartimento “Data” dell’Università “La Sapienza” di Roma. “I dipinti esposti sono un invito per un viaggio tra le immagini scaturite dal segno fluido e carico di olii e acrilici delle grandi correnti del Mezzogiorno d’Italia tra il XIX e il XX secolo”. Ce lo ricorda la guida “Museo Irpino” fatta stampare dalla Provincia e che viene distribuita a tutti i visitatori al loro ingresso.
Un importante nucleo della Pinacoteca è formato dalla donazione del pittore Achille Martelli, calabrese di nascita ma irpino di adozione: trentuno le opere, di cui sedici realizzate dal pittore stesso. Da non perdere, inoltre, la donazione Iole e Alfonso Palladino, grazie all’opera del giudice Alfonso Palladino nel ricordo della moglie. Tra gli oggetti donati, oltre al consistente numero di testi letterari, si possono ammirare una tela del Quattrocento attribuibile alla scuola del Lotto, una tela del Settecento di scuola veneta e uno splendido paliotto siciliano del Seicento inglobato in una libreria degli anni ’70 del Novecento.
Si apre dunque una fase nuova per il Museo Irpino. Fase sottolineata dalla presenza, durante il “viaggio” nelle nuove sale, dello stesso presidente della Provincia, accompagnato dai Delegati alla Cultura Franco Di Cecilia e Rosanna Repole. Guida d’eccezione la super esperta Gemma Savelli.
Il Museo Irpino è un tuffo nella storia, nella cultura e nell’identità della provincia di circa due ore. Un tuffo consigliabile. Lo staff organizza visite didattiche per gruppi, scuole, laboratori didattici per gruppi e scuole. Gli orari di apertura sono: dal martedì al sabato, di mattina, dalle 9 alle 13. Il mercoledì e il venerdì il Museo resta aperto anche di pomeriggio, dalle 15.30 alle 17.30. Per le Universiadi, è molto probabile ci sia un prolungamento degli orari di apertura pomeridiani.
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