Da Urbano Cairo, l’editore del suo libro “La Variante Dc”, ci era andato come “malandrino tentatore”. Molto probabilmente, era andato a corteggiare il valente imprenditore per farlo scendere in campo, ovvero in politica. La “missione” gli è andata male, perché il Presidente del Torino Calcio ha risposto picche. Ma lui, invece, non ha potuto rispondere di no alla proposta di Cairo: quella di scrivere un libro sulla Democrazia Cristiana.
E’ nato così, per stessa ammissione dell’autore, Gianfranco Rotondi, il libro sulla storia di un partito che non c’è più e di uno che non c’è ancora, 256 pagine, uscito lo scorso 28 ottobre.
“Questo mio giro d’Italia democristiano non poteva non fare tappa ad Avellino”, sottolinea Rotondi che riesce a riempire l’auditorium della sua città, molti giovani presenti, e a portare nel capoluogo irpino la seconda carica dello Stato. “Oggi è una giornata importante, perché Elisabetta Casellati ha riconosciuto il valore storico della Dc”.
“Questo libro – spiega l’ex Ministro del quarto Governo Berlusconi – l’ho scritto pensando alla prospettiva. Non ho mai pensato che la Dc potesse tornare, non ha mai pensato ad una sua riproposizione. Ma ad una sostituzione sì”.
Prima dell’ingresso nel Conservatorio, l’autore del libro si era soffermato con i giornalisti. “In Europa il modello democristiano non è finito, è finito in Italia. Nel Vecchio Continente è un modello ancora prevalente, si pensi alla Merkel, alla sua statura ancora immensa. Nel nostro Paese, faremmo bene – invece di dire che la nostra è nostalgia – ad osservare quello che è venuto dopo la Dc, a fare un paragone tra i nostri partiti italiani e quelli che guidano l’Europa. Da questo paragone, faremmo bene tutti a fare un po’ di autocritica”.
La sua è una riflessione attenta ed articolata. “Nel 1995 la Democrazia Cristiana, in Italia, si è divisa tra sinistra e centrodestra. I democristiani di sinistra sono stati più bravi, perché bisogna riconoscere che Letta, Renzi, Franceschini, Mattarella, sono i dominatori del Partito Democratico, si sono mangiati i comunisti, una volta si diceva che i comunisti si mangiavano i bambini, temevamo che mangiassero anche i democristiani, invece è successo il contrario”.
“I democristiani moderati non hanno avuto le stesse capacità e la stessa fortuna, soprattutto perché se la sono dovuta vedere con un gigante come Silvio Berlusconi, che tutti davano come una presenza provvisoria nella vita politica italiana, invece è stata una presenza stabile, anche con straordinarie capacità di rimonta e di recupero, ovviamente se a sinistra c’era spazio perché i comunisti avevano il complesso di stare seduti dalla parte perdente della storia, a destra noi non abbiamo avuto lo stesso spazio, perché c’è stato chi ha fatto il nostro mestiere meglio di noi. Oggi che Silvio Berlusconi si accomoda volontariamente nel ruolo di padre nobile, si apre uno spazio nuovo. Quindi i democratici cristiani intesi come momento culturale più che come protagonisti politici, possono avere di nuovo spazio”.
Una domanda quasi d’obbligo sull’Irpinia, per capire se la “variante Dc” possa partire dall’accordo politico che ha sostenuto la candidatura di D’Agostino alla Provincia.
“Le ultime cronache politiche – dice – di cui mi sono occupato in provincia di Avellino, risalgono al 1995, è una domanda che mi coglie impreparato. Ho avuto D’Agostino come collega in parlamento e posso dire che l’ho molto apprezzato per la tenacia con cui ha difeso il territorio”.
Si riflette anche sul ruolo che potrebbe avere il Presidente del Senato nella “costruzione” di un nuovo centro.
“La Presidente Casellati è una signora delle istituzioni, donna è riduttivo, lei si è sempre fatta largo, con studi severi, grinta, capacità di dominare le situazioni. E’ stata brava in Parlamento, al Governo, al Csm e oggi è la seconda carica dello Stato con una generale ammirazione al punto che tanti la volevano al Quirinale”.
Nell’auditorium, il suo è l’intervento conclusivo, Rotondi chiarisce ancora meglio quale potrebbe essere il presente ed il futuro politico del centro. “Oggi potrebbe nascere un’alleanza conservatrice e riformista. Il centro-destra non può essere più quello di oggi, occorre immaginare qualcosa di nuovo, con all’interno anche un seme democristiano”.
Chi potrebbe agevolare la nascita di questo nuovo soggetto politico, secondo Rotondi, potrebbe essere proprio il Presidente del Senato.
Il dibattito, moderato da Luciano Ghelfi del Tg2, ha visto anche i saluti del sindaco di Avellino, Gianluca Festa. “La Dc – secondo il primo cittadino – ha rappresentato croce, non solo per il simbolo, e delizia. Il nostro Paese ha comunque bisogno di ritornare alla buona politica ed ai buoni partiti”.
In grande forma, nonostante i suoi 90 anni, Gerardo Bianco, che ha “rispolverato”, per l’occasione, una cravatta con la balena bianca. Tanti gli applausi per lui. “Non dobbiamo dimenticare la Dc – afferma – ma capire bene cosa è accaduto. La vera, grande questione di oggi, è capire quali sono i grandi problemi del nostro tempo, capire come rinsaldare la nostra democrazia”.