FOTO E VIDEO / “Troppi detenuti, pochi agenti: carceri di Avellino ed Ariano, così non va”. Il sindacato Osapp sul piede di guerra

0
629

Alfredo Picariello – “In certe regioni d’Italia le carceri sono in mano alla criminalità organizzata”. Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), è un fiume in piena e non ha peli sulla lingua. Questa mattina – con il segretario regionale Campania del sindacato, Vincenzo Palmieri, con il delegato nazionale Felice Raimo, con il segretario provinciale Ettore Sommariva, con il vice segretario provinciale Alfonso Di Giacomo e con il delegato provinciale Enrico Fruncillo – ha visitato i luoghi di lavoro prima del carcere di Avellino e poi di quello di Ariano Irpino. Un’azione mirata di controllo e verifica che ha poi portato anche ad un’assemblea con il personale di polizia penitenziaria.

Nella struttura del capoluogo irpino, Beneduci ha riscontrato una grave carenza di personale. Ha parlato del – 25% di agenti. Al contrario, c’è un surplus di detenuti che arriva ad un + 20%. Insomma, una situazione non proprio ottimale.

 

 

“Questo – sottolinea Beneduci – comporta promiscuità tra detenuti, carichi di lavoro eccessivi per il personale. Anzi, molto spesso si fa ricorso a prestazioni straordinarie che non vengono retribuite. E’ un sistema che funziona male di per sé. Avevamo sperato che con il nuovo Governo cambiasse qualcosa, ma invece la gestione delle carceri rimane sempre la stessa. Per non parlare del fatto che, in base ad uno nostro studio effettuato di recente, il 70% degli istituti penitenziari italiani è completamente da rifare. Ci troviamo difronte ad una vera e propria approssimazione istituzionale”.

“Ad Ariano Irpino ci sono difficoltà anche ad avere personale per i turni ordinari. La situazione è peggiore, la carenza di organico è pari al 50%. Purtroppo, a livello nazionale, si ignora il peso del carcere nella società. C’è un sostanziale disinteresse da parte della politica, abbinato ad una certa impreparazione. A questo punto, siamo pronti a rivolgerci al Parlamento Europeo. Se le carceri oggi funzionano, lo si deve solo ai poliziotti che, però, continuano a prendere le botte e a ricevere gli insulti, senza reagire. Preferiscono fare così, perché per loro è difficile cercare un avvocato, far fronte ad un legale”.