I toni sono pacati e decisamente istituzionali. Il tavolo non viene rovesciato e non si risponde pan per focaccia. Ma alcune precisazioni e affermazioni sono decisamente chiare e fanno intuire che il gruppo De Caro – Petitto, all’interno del Partito Democratico irpino, non vuol essere un semplice “orpello” o un bastone di chiccesia, ma un gruppo che vuol avere un ruolo attivo, al pari degli altri.
Nessuna accusa, dunque, nei confronti della segreteria Pizza. L’unità interna, da poco ritrovata, non è assolutamente in discussione. Ma l’onorevole Umberto Del Basso De Caro ed il consigliere regionale Livio Petitto, dopo essere finiti nel mirino di una parte dei Democratici irpini – c’è chi ritiene che il voto decisivo all’Ato rifiuti contro Giuditta sia di un petittiano – non vogliono passare per quelli che rompono subito il “giocattolo” ma nemmeno per coloro che accettano tutto di buon grado.
E dunque, alcuni paletti sono fissati: subito l’apertura di un tavolo di confronto nel Pd, non solo sui problemi ed i temi da affrontare in provincia di Avellino, ma anche sulle nomine negli enti e sulle prossime amministrative. Entro il 30 aprile vanno tenuti i congressi di circolo, dunque nessun rinvio.
Ed ancora, la politica delle alleanze è ben chiara, ovevro quella che ha portato alla vittoria di Manfredi a Napoli: Pd perno centrale e poi M5S, Si, Verdi, Ambientalisti, Leu, Articolo, Italia Viva e Azione di Calenda.
De Caro lo definisce un campo largo. Infine, un altro punto è fisso. Al Comune di Avellino il sindaco Gianluca Festa non si tocca fino al 2024 (per De Caro nemmeno dopo). Se si vuol essere coerenti, secondo De Caro e Petitto, bisogna cominciare a ragionare anche del gruppo consiliare che al Comune fa capo ai Democratici.
“Non ci sentiamo rappresentati da un sindacalista di destra”. Più chiari di così.